Plusvalenze, stangata solo alla Juventus: 15 punti di penalità

La Corte federale d'Appello va oltre le richieste di Chinè. I bianconeri presenteranno ricorso al Collegio di garanzia del Coni

Plusvalenze, stangata solo alla Juventus: 15 punti di penalità

Stangata della Corte federale alla Juventus per il caso plusvalenze: -15 punti in classifica, oltre la richiesta della Procura federale che era stata di nove. La Corte federale ha infatti accolto l'istanza per la revocazione del processo plusvalenze, presentata dalla Procura Figc.

In questo modo il processo sportivo è stato riaperto, mentre sono stati prosciolti gli altri club. Pene pesanti anche per i dirigenti per cui è stata chiesta anche l’estensione a Uefa e Fifa: 2 anni e mezzo a Fabio Paratici, 2 anni ad Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 1 anno e 4 mesi a Federico Cherubini e 8 mesi a Pavel Nedved.

La società ha emesso un comunicato nel quale ha commentato la sentenza espressa in serata dalla Corte Federale, facendo sapere che "attende la pubblicazione delle motivazioni e preannuncia sin d'ora la proposizione di ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport nei termini del Codice di Giustizia Sportiva".

La decisione

La Corte federale sceglie la mano pesante. I giudici hanno deciso di andare oltre le richieste della Procura Figc seguendo dunque la linea accusatoria. Le plusvalenze fittizie nei bilanci al 30.6.19, 30.7.20 e la trimestrale 2021 hanno permesso alla Juve di ridurre le perdite e di non ricapitalizzare, e di fare il mercato, con effetti vantaggiosi sul piano delle competizioni sportive a cui ha partecipato in quelle stagioni. Quindi la penalizzazione, per essere afflittiva, deve collocare la Juve in una posizione, in questo momento della stagione, che non permetta la partecipazione alle competizioni europee.

L'udienza

L’udienza per l’istanza di revocazione che la Procura federale - con i legali collegati da remoto - ha preso il via attorno alle 12.45, contro l’assoluzione della Juve e di altri otto club dello scorso maggio. Per la Juventus, accanto ai tre legali Bellacosa, Sangiorgio e Apa, presenti in collegamento da Torino anche il nuovo presidente bianconero Gianluca Ferrero e due dei dirigenti oggetto dell’indagine, Federico Cherubini ma anche Fabio Paratici. In aula, oltre al club bianconero, anche Samp, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e il vecchio Novara e 52 dirigenti, tra cui Agnelli, Nedved e Cherubini.

L'accusa

Il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chiné, ha chiesto 9 punti di penalizzazione per la Juventus sul campionato in corso. La Procura ha chiesto anche l'inibizione di 20 mesi e 10 giorni per Paratici, 16 mesi per Agnelli, 12 mesi per Nedved, Garimberti e Arrivabene, 10 mesi e 20 giorni per Cherubini. Le richieste per le altre società non sono state dissimili da quelle avanzate in aprile nel primo processo, ed erano state di un'ammenda di 195mila euro per la Sampdoria, 42mila euro per l'Empoli, 320mila euro per il Genoa. Richiesta di ammenda anche per Parma (338mila euro), Pisa (90mila euro), Pescara (125mila euro), Pro Vercelli (23mila euro) e il "vecchio" Novara (8mila euro).

Chinè ha aperto la seduta motivando l'ammissibilità della sua istanza. Il procuratore capo è convinto di avere in mano quegli "elementi di prova nuovi che dimostrino la sussistenza degli illeciti" che, potrebbero consentire la riapertura di un processo anche con sentenze divenute inappellabili e irrevocabili. Si parla di intercettazioni e documenti, tra cui il cosiddetto libro nero di Paratici, che la Procura federale non poteva avere a disposizione nel primo processo, ma su cui ora si può contare grazie alla giustizia ordinaria.

La difesa

Dopo l'intervento della Procura, la parola è passata alle difese dei club coinvolti. La Juve aveva già presentato una memoria difensiva, la cui linea è nota dal comunicato del 22 dicembre, quando la società si diceva convinta di poter dimostrare "la correttezza del proprio operato". I rappresentanti dei club hanno sollevato l'eccezione di inammissibilità. Il principio è il ne bis in idem, cardine dell'ordinamento italiano per il quale nessuno può essere processato due volte sui medesimi fatti.

Il capo della procura federale ha sottolineato che secondo la sua accusa le plusvalenze servivano a coprire le perdite. I difensori del club bianconero hanno ribattuto che le plusvalenze in oggetto, per 60 milioni, rappresentano solo il 3,6% dei ricavi. In particolare, negli anni ai quali la procura fa riferimento la società ha chiamato 700 milioni di aumenti di capitale, su tre anni ha avuto ricavi di 1675 milioni e su un totale di 323 milioni di plusvalenze i 60 contestati da Chinè sono il 18% del totale e, appunto, il 3,6% dei ricavi.

Cosa succede ora

A partire dal giorno seguente dalla pubblicazione della sentenza la Juve ha un mese di tempo per presentare ricorso (una volta acquisite le motivazioni che arriveranno entro 10 giorni) all'ultimo grado di giustizia sportiva, ossia il Collegio di Garanzia dello Sport istituito presso il Coni. Dopo un un paio di settimane verrà comunicata la data dell'udienza, per cui entro un mese dalla presentazione del ricorso, la vicenda potrebbe avere la parola fine.

Va ricordato che il Collegio non può modificare la sentenza della Corte d’Appello e quindi eliminare o ridurre i 15 punti di penalizzazione inflitti alla Juventus, la può soltanto rimandare indietro per una nuova discussione in caso di vizi di forma e/o violazioni di diritto della difesa.

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