Che belle parole si dicono in campo quelli del football. Dicono che finisca tutto lì e poi amici come sempre. Per esempio, l'allenatore del Torino, Juric, ha rivolto a Italiano, collega della Fiorentina, un pensiero gentile, completando la frase con il gesto, come nel linguaggio dei segni: «Ti taglio la gola!». Che volete sia quella minaccia, fa parte delle affinità elettive di questo bel mondo, del resto, nel 1985, anche Vasco Rossi si era esibito in una canzone dal testo raffinato che così diceva: «Ah, appena ti prendo da sola/Ti taglio la gola, ti taglio la gola/Ah, appena ti prendo da sola ti taglio la gola/Solita, solita, solita, solita, solita, sì/... Ah, appena ti prendo da sola ti taglio la gola».
Scherzava Blasco, scherzava Ivan Juric che si è scusato, come accade nella commedia codarda del calcio e nelle canzoni del nuovo amore: «C'è l'adrenalina a mille e litighi anche per delle cose su cui non dovresti litigare. Italiano è un amico. Il nostro sangue è lo stesso, andiamo un po' fuori dalle righe, c'è questo duello intenso, ma bello.
Ho esagerato e sono stato espulso giustamente, devo chiedere scusa, ma non prometto niente per la prossima volta». Nessun atto di dolore, in fondo ha soltanto esagerato, una breve squalifica ma poi zac, il croato gli darà un taglio. Nel senso buono.
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