Calma e gesso. Alle elezioni la Lega è andata benissimo, oltre ogni più rosea aspettativa. Si può, anche, dire tranquillamente che Bossi & C. sono i vincitori morali delle politiche 2008. Ma non hanno vinto da soli e sono, comunque, la minoranza della maggioranza.
Alla luce di tali banalissime considerazioni mi sembrano eccessivi l'atteggiamento e, soprattutto, le pretese avanzate in queste ore da alcuni componenti del Carroccio. Da quella dell'eternamente emergente neoparlamentare Matteo Salvini che senza eccessivi giri di parole proclama: «Siamo pronti per Palazzo Marino, dopo la Moratti tocca a noi» (ci faccia prima digerire completamente l'esperienza Formentini) a quelle dello scalpitante Davide Boni e del solitamente più riflessivo Giancarlo Giorgetti da cui arrivano a Formigoni inviti pressanti a farsi da parte. E sembra proprio che sia stata avanzata col Pirellone nella testa la richiesta di quattro ministeri nel nuovo governo. Dispostissimi - i leghisti - a rinunciare a una poltrona romana in cambio di quella di governatore della Lombardia.
Calma e gesso, dicevamo. È chiaro che alla luce dei risultati elettorali il peso della Lega a Roma e al Nord è destinato ad aumentare. Ma deve crescere e crescerà in accordo con gli alleati, cioè col Partito della libertà non in seguito a diktat o a prese di posizione unilaterali.
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