In Campania spunta la preghiera contro i botti di fine anno

La provocazione è del teologo Antonio Rungi: una moderna invocazione per scongiurare gli incidenti distribuita nelle parrocchie e diffusa anche sul web

La speranza, come ogni anno, è che i festeggiamenti per l'arrivo del 2010 non producano il solito triste bollettino di guerra a causa dei botti. Stavolta a scongiurare il pericolo arriva persino una preghiera, composta per l'occasione dal teologo campano padre Antonio Rungi. «I botti sono un vero e proprio cancro sociale», scrive addirittura. Dobbiamo «cambiare rotta». L'invocazione del religioso si trasforma in un'anatema quando ribadisce il «no forte e deciso a questa modalità assurda e pericolosa per accogliere il passaggio al nuovo anno»: sarà diffusa anche su Facebook e Youtube per raggiungere anche il popolo della Rete.
Continua padre Rungi: «I soldi buttati all'aria per i fuochi artificiali, soprattutto quelli pericoli debbono assolutamente essere impegnati per cose più utili. È una questione morale, oltre che di coscienza». La campagna porta a porta sta interessando le parrocchie della regione, in un territorio particolarmente esposto al mercato nero di fuochi ed esplosivi che spesso diventano delle autentiche armi.
Ecco un passaggio della moderna «preghiera ai fedeli»: «Non vorremmo agli inizi del nuovo anno piangere non solo per i soldi che mancano, ma soprattutto per le mutilazioni, le ferite e i morti a causa dei botti. Abbiamo almeno il coraggio di vivere tutte le feste comandate con un stile familiare e fraterno, meno chiassoso e caotico, recuperando il silenzio e la vera festa, che è del cuore e della famiglia e non del botto e delle bottiglie». Vedremo se la gente saprà ascoltarlo.

Già in passato il vulcanico padre Rungi aveva fatto parlare di sé per aver organizzato un concorso di bellezza dedicato espressamente a delle suore - poi annullato per le polemiche che ne derivarono -, oltre a sit-in di preghiera molto particolari recitando il rosario con i bagnanti, in spiaggia, e con cabine trasformate in sacrestia.

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