«Campioni nell’energia? Un nonsenso»

L’ambasciatore francese a Roma: «Ritorsioni italiane sarebbero incoerenti» Ma Trichet sollecita il rispetto delle regole

«Campioni nell’energia? Un nonsenso»

Gian Battista Bozzo

da Roma

Neelie Kroes esce allo scoperto, e attacca la strategia dei campioni nazionali nell’energia e nei servizi finanziari, ormai prevalente in molti Paesi europei ad incominciare dalla Francia. «I campioni nazionali sono un nonsenso assoluto», afferma il commissario alla Concorrenza. «Questa retorica - aggiunge - è estremamente pericolosa». La signora Kroes aveva incontrato martedì sera Giulio Tremonti a Bruxelles per parlare del caso Enel-Suez. In quell’occasione non aveva rilasciato commenti, tuttavia le parole pronunciate ieri sera all’Aia appaiono indicative dell’animo con cui il commissario olandese si appresta a valutare la vicenda.
Il dossier dell’Enel sul caso Suez è arrivato intanto sulla scrivania di Charlie McCreevy. Il commissario al Mercato interno, conferma il suo portavoce, l’analizzerà con attenzione prima di procedere a commenti o ad un’azione nei confronti dei francesi. Il memorandum del gruppo italiano ripercorre in dettaglio gli avvenimenti, a partire dallo scorso novembre, quando incominciarono i contatti con Veolia al fine di esplorare l’ipotesi di un’Opa italo-francese su Suez. «Dal documento - spiega Oliver Drewes, portavoce del commissario irlandese - potrebbero giungere nuovi elementi, che potrebbero condurre ad approfondimenti ed a prendere delle misure: faremo il possibile per operare nel modo più veloce».
La questione energetica sarà tema del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo del 23 e 24 marzo. È facile prevedere scintille fra Italia e Francia in materia di regole europee di mercato. Regole alle quali, ieri, ha fatto cenno anche Jean-Claude Trichet. Il presidente (francese) della Bce ha ribadito che «la posizione della banca è sempre stata fortemente a favore delle regole del mercato unico europeo, e ci aspettiamo che vengano tutte rispettate».
Mentre a Bruxelles prende il via l’esame del dossier Enel-Suez, a Roma e Parigi resta accesa la discussione sulle ripercussioni della vicenda. Il ceo di Gdf, Jean-François Cirielli, sostiene che la fusione con Suez era allo studio sin dall’autunno e la possibile opa Enel «ha solo accelerato la decisione del governo». L’ambasciatore francese a Roma, Yves Aubuin de la Messuzière, afferma che eventuali ritorsioni - come la sterilizzazione dei diritti di voto di Edf in Edison - «non sarebbero coerenti, visto che il ricorso italiano all’Ue riguarda l’operazione Enel-Suez». Ancora ieri, Bruno Tabacci (Udc) ricordava che resta in vigore la legge che limita al 30% il possesso delle Genco da parte di società con capitale pubblico, ed è difficile che il limite venga abolito.
L’idea di ritorsioni è «velleitaria», dice Pierferdinando Casini, criticando Romano Prodi che medita una risposta con la fusione Eni-Enel «non prevista nel programma del centrosinistra». Casini ha anche criticato l’Enel e ha detto che la società «deve riflettere sulla modalità con cui si è andato avanti con questa operazione che non trovo particolarmente avveduta. Una leadership aziendale seria e motivata deve muoversi con molta cautela, ma con maggiore determinazione: mi sembra che siano un po' indecisi», ha aggiunto, concludendo che «di certe iniziative non si parla, si fanno».

Anche Pierluigi Bersani (ds) frena sull’ipotesi del gigante energetico tricolore. Nella stessa Francia la fusione Gdf-Suez raccoglie più critiche che consensi, a alla Borsa di Parigi segnano ribassi cospicui tutti i titoli più o meno coinvolti nell’affaire, da Gdf a Suez, da Veolia a Edf.

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