Campo rifugiati a San Giovanni: ma è una mostra

Fino al 12 marzo, simulerà quel che accade ogni giorno nell’emergenza di sfollati in situazioni di guerra e carestia

Valeria Arnaldi

Diversi tipi di alloggi, ambulatori, centri di assistenza per sanità, nutrizione e vaccinazioni, punti informativi su colera, mine-antiuomo e attività dei volontari internazionali. Sono alcuni degli elementi, in scala reale, che compongono «Un campo rifugiati in città», mostra itinerante allestita da Medici senza Frontiere che farà tappa a Roma da giovedì prossimo a domenica, dalle 9 alle 19, in piazza San Giovanni. L’obiettivo è quello di far conoscere la realtà dei circa 33mila sfollati presenti nel mondo, ma anche di quanti si impegnano quotidianamente per consentire loro una vita dignitosa. Rivolta principalmente alle scuole superiori, ai cui studenti sono riservate, su prenotazione, le visite nelle mattine dei giorni feriali, l’esposizione è articolata in tre sezioni. Il viaggio comincia con l’analisi della vita giornaliera dei rifugiati, condotta osservando alloggi e arredi di diversi gruppi etnici, dalla tenda del deserto usata in Sudan alla capanna afghana e al tukul in fango, paglia e legno caratteristico in Uganda ed Etiopia, senza trascurare i centri di distribuzione di cibo e acqua e le latrine. Il percorso prosegue poi nell’area dedicata al mantenimento delle condizioni sanitarie, con la ricostruzione degli ambulatori dei campi e degli strumenti utilizzati, per concludersi con una parte «d’aula» dedicata alla documentazione fotografica di alcune strutture per i rifugiati. A un gruppo di otto volontarie dell’organizzazione non governativa sarà affidato il compito di guidare i visitatori, fornendo dati sulla presenza e le condizioni dei profughi nel mondo, ma anche racconti delle esperienze personalmente vissute in diversi paesi. La mattina dell’inaugurazione, inoltre, un’equipe di attori farà vivere il villaggio, popolandolo di rifugiati, mentre nel pomeriggio, alle 18.30, il convegno «Violenze nei campi: difendere i diritti, curare le ferite», focalizzerà l’attenzione sulle donne. La visita prosegue on line sul sito di Msf con il cartone animato «La mia migliore amica» (www.msf.it/campo/nahir.htm), realizzato appositamente per la mostra. Ambientato in un campo in Pakistan, racconta la storia di una bambina attraverso gli occhi della sua bambola di pezza, «più fortunata» perché senza bisogni.

L’iniziativa rientra nell’ambito di «Progetti Scuola», che, dal 2001, punta l’attenzione sulla necessità di informare i più giovani su quanto accade in paesi spesso vicini. L’esposizione - già visitata da 450 mila persone in quattordici paesi - inizia il suo tour italiano da Roma per concluderlo, dopo diverse tappe, nel mese di maggio a Milano. L’ingresso è libero.

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