Il cane? Resta un lupo grigio. Riveduto e corretto da noi

Ogni razza canina porta con sé una parte selvatica, ma nei secoli l'uomo ha limato il concetto di branco

Il cane? Resta un lupo grigio. Riveduto e corretto da noi

Il miglior amico dell'uomo è il cane. Le due specie hanno sviluppato un rapporto talmente stretto negli ultimi diecimila anni da evolvere insieme. Un esempio è la capacità di digerire i cereali tipica della dieta onnivora e sviluppatasi man mano - nel cane come nell'uomo - grazie ai primi insediamenti agricoli. E le doti di cooperazione e tolleranza, eminentemente sociali, sarebbero state condivise nel lungo viaggio intrapreso insieme. Tutto nacque circa 14mila anni fa per motivi squisitamente utilitaristici: i primi cani avrebbero avvicinato gli insediamenti umani per cibarsi dei loro scarti alimentari, il proverbiale osso che ancora oggi Fido tanto ama.

Da lì si sviluppò quell'interazione davvero unica, quella capacità di comunicare al di là di un linguaggio comune e di eseguire compiti di varia origine, dal portare il giornale la mattina a guidare un non vedente nel traffico cittadino o scovare esplosivi o droga. In questo il cane è davvero unico, si è sempre pensato. O forse no.

Uno studio pubblicato su Scientific Report riscrive almeno in parte la storia, sottolineando come tra cani e lupi - strettamente imparentati - le similitudini siano ben più marcate di quanto si pensasse. Anche nel rapporto con l'uomo. I ricercatori del Wolf Science Center di Vienna infatti hanno scoperto grazie a una serie di esperimenti che entrambe le specie sono in grado di lavorare con l'uomo allo stesso modo. La differenza, che si è rivelata fondamentale? I lupi tendono a prendere iniziative proprie, mentre i cani prima di agire aspettano di vedere cosa fa l'addestratore e poi lo imitano.

«Abbiamo testato quest'ipotesi confrontando cani e lupi mentre collaboravamo con un partner umano a loro familiare in un lavoro i cui dovevano spingere un carro tramite corde poste ai due lati. Sia i cani che i lupi hanno portato a termine il compito con successo, il che sottolinea come la cooperazione cane-uomo potrebbe essersi evoluta in base alle abilità sociali dei lupi» spiega lo studio.

Gli autori ipotizzano anche che la selezione durante l'addomesticamento abbia rafforzato le inclinazioni cooperative verso gli umani, perché furono scelti proprio quegli elementi che mostravano un migliore rapporto con gli umani. Gli esseri umani avrebbero fatto in modo di aumentare le inclinazioni alla sottomissione con uno scopo ben preciso: ridurre al minimo i conflitti sulle risorse, e garantire una convivenza e un cooperazione lavorativa sicura in modo che gli umani guidassero e i cani seguissero.

Un altro studio pubblicato su Science ha mostrato come, legandosi e imparando a lavorare insieme agli esseri umani, i cani abbiano perso in parte la capacità di lavorare insieme, e si sarebbe in qualche modo ridotta in loro quella mentalità del branco che nei lupi è ancora così viva. Ma i nostri migliori amici potrebbero avere compensato in altri modi: imparando ad esempio a usare gli umani per risolvere i problemi.

La storia lunga dell'amore tra uomo e cane tra l'altro è più antica di ciò che molti pensano, come dimostrano alcuni ritrovamenti risalenti al Neolitico di cani seppelliti insieme ai loro padroni. In un primo tempo i cani furono utilizzati come aiuto per la caccia, ma dopo l'avvento dell'agricoltura iniziò la loro funzione di guardia e protezione degli insediamenti nonché cura delle greggi e delle mandrie.

Quel che è certo è che tutti i cani discendono dai lupi grigi, e che inziarono a dividersi dalla specie di lupo ancestrale oggi estinta dai 15 ai 40mila anni fa. In termini evolutivi poca cosa.

E infatti ogni cane, come dimostra lo studio, anche quello che appare meno simile per aspetto o carattere, porta in sé una parte di lupo, con il quale condivide proprio quegli aspetti sociali che meno ci aspetteremmo. Solo riveduti e corretti, dall'uomo.

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