Cannes vola alto con Sean Penn e Woody Allen

Presentata la nuova edizione con grandi nomi e (si spera) bei film. Si parte il 12: «La nostra vita» unico italiano in concorso. Polemiche in arrivo per «Draquila» della Guzzanti. In giuria la Mezzogiorno e Alberto Barbera

Cannes vola alto con Sean Penn e Woody Allen

Parigi - La conferenza stampa di ieri al Grand Hotel del presidente, Gilles Jacob, e del direttore del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, ha confermato che - accanto ai grandi cari soprattutto alla cinefilia, come Jean-Luc Godard, che parteciperà con Film Socialisme - arriveranno divi fin dall’apertura (12 maggio).
Quel giorno ci sarà, fuori concorso, Robin Hood di Ridley Scott. Regista britannico e attori australiani (Robin è Russell Crowe, Lady Marian è Cate Blanchett) non stupiscano per un film hollywoodiano: il pubblico americano ritiene che l’inglese di otto secoli fa possa esser parlato solo da attori del Regno Unito. O meglio del suo parco giurassico: Australia e Nuova Zelanda.

Fuori concorso sarà anche il seguito di Wall Street di Oliver Stone, cioè Wall Street: il denaro non dorme mai, sempre di Stone. Torna Michael Douglas, sempre nel ruolo del finanziere devastatore: vent’anni fa pareva una figura solo americana, oggi l’Europa ha trovato altrettanto. Accanto a lui, Shia LaBeouf, perché non è un sessantenne, sebbene famoso come Douglas, a mandare al cinema gli adolescenti.

La quota dei divi in arrivo sulla Croisette è rafforzata da un film dei più politici della rassegna e che è in concorso: Fair Game (Gioco pulito) di Doug Liman, produttore e regista della serie Bourne, su un agente della Cia rinnegato dai suoi. Interpretano Fair Game Naomi Watts e Sean Penn (recitarono insieme in 21 grammi di Inarritu, che sarà in concorso a Cannes con un film interpretato da Javier Bardem, Biutiful) vi hanno i ruoli della reale agente della Cia, Plame Wilson, e dell’altrettanto reale marito, l’ambasciatore Joseph Wilson. I due vennero coinvolti e messi in serio pericolo nel 2003 dal conflitto col vicepresidente Cheney, che voleva a ogni costo un pretesto per giustificare l’aggressione contro l’Irak...

Ramo politica di ieri per fare politica di oggi, in concorso sarà il film di e con Nikita Mikhalkov, assente dal Festival dai tempi del Barbiere di Siberia (1999). Mikhalkov propone Il sole ingannatore 2, séguito del film che nel 1994 gli valse gran premio della giuria a Cannes e Oscar. Nel Sole ingannatore gli antagonisti - un profugo bianco convertito in spia del Nkvd, un generale rosso inviso a Stalin - morivano nel 1937. Ora ritroveremo il generale (sempre Mikhalkov) ben vivo nel 1941, liberato dal Gulag e avviato al fronte nella guerra contro la Germania... La versione tv del film, girata in vista del 2011, settantesimo anniversario della guerra, è di qualche decina di ore.
Fra gli habitués, c’è Woody Allen. In attesa del suo nuovo film, sulla Croisette arriverà fuori concorso You Will Meet a Tall Dark Stranger (Incontrerai un estraneo alto e bruno), con Anthony Hopkins, Naomi Watts e Freida Pinto.

In quota italiani concorre solo La nostra vita di Daniele Luchetti, con Elio Germano e Luca Zingaretti, storia di «un padre in lotta per crescere i figli» o di «un lutto che dà la forza per riscattarsi» economicamente (e peggiorarsi moralmente). Non concorre, ma in Italia farà parlare ben di più, Draquila - L’Italia trema, di Sabina Guzzanti. Col suo gioco di parole vampiresco lascia intendere i rudi toni contro Berlusconi & Bertolaso. Come la Mostra di Venezia, anche il Festival di Cannes è regolare sede di baruffe nazionali in versione export...

Ai due film italiani 100% nella selezione principale, si aggiunge in concorso quello dell’iraniano Abbas Kiarostami girato in Toscana, Copia conforme. Due anche gli italiani nella giuria, ai quali si dovrebbe aggiungere un iraniano. Gli italiani sono Giovanna Mezzogiorno e Alberto Barbera: lei concorreva nel Festival del 2009 con Vincere di Marco Bellocchio, dove era amante del Duce; Barbera dirige il Museo nazionale del cinema di Torino, dopo aver diretto Festival di Torino e Mostra di Venezia.

E veniamo all’iraniano mancante. Il Festival ancora non ha indicato il suo nome fra i giurati, riservandosi di darlo più avanti.

Si tratta di Jafar Panahi, vincitore della Mostra di Venezia con Il cerchio e a Cannes del premio Un Certain Regard con Oro rosso. Il riserbo ha una spiegazione con il legittimo impedimento alla rovescia: oppositore politico, Panahi è da mesi in carcere a Teheran.

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