«É uno dei luoghi di Milano più visitati e il Comune ci mette anni a sistemare una zona così bella ma lasciata allo sbando, è indecente. Perchè?». Protesta (una delle tante) circolate nei giorni scorsi sul web a proposito del cantiere lumaca per il restyling di piazza Castello. Ora c'è almeno qualche risposta al perchè e soprattutto al quanto dovranno ancora rassegnarsi a convivere con il maxi cantiere i residenti della zona. Il Comune ha appena concesso una proroga di 270 giorni - nove mesi - alla società che si è aggiudicata l'appalto. La data per completare il primo lotto era fissata al 25 novembre, sabato prossimo, ed era sotto gli occhi di tutti che la scadenza non sarebbe stata rispettata. Ma la nuova deadline slitta addirittura al 22 agosto 2023.
Il progetto vincitore del concorso internazionale lanciato da Palazzo Marino, firmato dallo Studio Genuizzi Banal Architetti, risale addirittura al 2017. A inizio settembre è stato riaperto largo Cairoli in versione «total white» con pavimentazione in granito bianco di Montorfano, panchine in marmo, la posa di «Milomat» (i pilomet di design). Ma il restyling da quasi 10 milioni di euro prevede anche la realizzazione di tre filari per un totale di 186 nuovi alberi nell'area verde di fronte all'ingresso principale del Castello, viali con calcestre bianco al posto dell'asfalto, granito bianco di Montorfano anche tra via Lanza e via Beltrami, nuove aiuole. La consegna dei lavori per il primo lotto tra piazza Castello e via Beltrami è scattata il 28 agosto 2021, con consegna fissata inizialmente per il 9 novembre 2022. Ma subito c'è stato uno stop di 16 giorni, una sospensiva del Tar in seguito al ricorso di un'impresa concorrente, il nuovo termine è stato spostato quindi al 25 (sabato prossimo). Ma lo scorso 11 novembre l'appaltatore ha inviato al Comune la richiesta di proroga per «ragioni ad esso non imputabili».
La relazione inviata a Palazzo Marino fa la somma degli eventi imprevisti e dei ritardi accumulati. La sospensione legata al ricorso al Tar seppur breve ha imposto l'interruzione dei lavori sul materiale lapideo ordinato a laboratori esterni per la ripavimentazione di largo Beltrami. Quando è arrivato il via libera «vista la disponibilità limitata di materia prima e il periodo di elevata richiesta post Covid si sono dilatati i tempi di consegna e sono lievitati i costi» è scritto nella relazione. Il capitolo più delicato riguarda il rinvenimento di resti archeologici nell'area compresa tra la torre del Filarete e la porta del Carmine, durante gli scavi partiti ad aprile per aprire le buche per la posa degli alberi in filare. Su richiesta della Soprintendenza gli scavi sono proseguiti in minima parte con piccoli mezzi meccanici e perlopiù manualmente. «L'intervento ha richiesto 5 mesi e l'apertura di nuove porzioni di cantiere per trasformare aree pavimentate in asfalto in aree verdi non ha potuto proseguire».
Il progetto esecutivo è stato in parte rivisto, con la posa di piante di piccole e medie dimensioni per tutelare i reperti affiorati su un'area di oltre mille metri quadri. Cinque mesi di ritardo dunque, da aprile a settembre. E quando sono iniziati gli scavi nella zona successiva tra via Quintino Sella e via Beltrami, anche qui «sono emerse mura antiche a profondità anche inferiore». I nuovi approfondimenti da parte dell'impresa archeologica partiti a inizio ottobre sono tuttora in corso, la soprintendenza ha programmato anche accurati rilievi con un drone una volta completata la messa in luce dei manufatti, i bastioni del Cinquecento e Seicento. E servirà un nuovo progetto esecutivo, che preveda alberi di minore dimensione come prima. La ripresa dei lavori è stimata per metà dicembre, anche perchè il cantiere verrà comunque sospeso tra fine novembre e inizio dicembre per gli Oh Bej Oh Bej.
L'impresa somma tra i ritardi anche «il mese di stop dovuto all'abbattimento non previsto di 4 alberi di Celtis alti 20 metri in via Beltrami e la necessità di garantire lavoro nei mesi estivi, al chiosco bar di fianco alla fontana che sarà «traslato» in un'altra area della piazza. Anche questa sarà da ridefinire dopo i ritrovamenti. E il centrodestra in Comune chiede di salvaguardare le mura rinascimentali.
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