«Canto di Natale» in ritardo ma sempre valido

Il testo di Dickens diventa una prova

Valentina Fontana

Avrebbe avuto forse più senso portarlo in scena prima di Natale o per l'epifania. Ma il significato che il regista Michele Faracci vuole dare al suo adattamento del Canto di Natale di Dickens va oltre le festività cattoliche. Quel canto natalizio diventa così Un canto per tutto l'anno e il valore profondo del testo si trasforma in rappresentazione senza tempo.
«Il senso del nostro lavoro teatrale - sottolinea Faracci, regista e protagonista di Un canto per tutto l'anno in scena sabato e domenica al Cineteatro San Giuseppe di via Redi- è far capire che la trasformazione spirituale può avvenire ogni giorno. Quella tensione che spinge il personaggio di Dickens, Scrooge, al miglioramento dovrebbe essere quotidiana».
«Siamo rimasti fedeli al testo originale - continua il regista - pur nella trasposizione teatrale. In scena venti attori della nostra Compagnia «Quelli delle 21» rivivono il cambiamento dell'avaro Scrooge. E proprio la vigilia di Natale, che l'uomo come ogni anno vuole passare da solo in polemica costante con il mondo e con tutti coloro che lo circondano, gli appare il fantasma di Marley, il suo socio defunto sette anni prima, che si presenta carico di catene legate a cassette di ferro, che rappresentano metaforicamente l'avidità che ha caratterizzato la sua vita e quella del socio».
«La visita - prosegue Faracci - vuole essere un invito a cambiare vita. Nel corso della notte altri tre spiriti visitano Scrooge, quello dei Natali passati, del presente e dei Natali futuri. Scrooge rivive così attraverso le tre figure il suo passato che lo ha visto chiudere le porte all'amore, il presente di uomo solo e il futuro che sarà totalmente indifferente alla sua morte. La disperazione che subentra libera la sua generosità finora soffocata dall'egoismo. E alla fine sarà proprio Scrooge a portare dolcetti e caramelle ai bambini di tutto il paese».
«Abbiamo diviso lo spettacolo in cinque scene che segnano i passaggi fondamentali di questa trasformazione: la prima con l'apparizione del vecchio socio di Scrooge che gli concede la salvezza, la seconda, la terza e la quarta dedicate al suo passato, presente e futuro e la quinta segnata dal cambiamento. Il palco è sempre diviso in due parti: l'ufficio illuminato del protagonista e la parte più oscura dove i tre spiriti gli mostrano la sua condizione».
Il cambiamento spirituale di Scrooge viene sottolineato da una regia complessa e articolata che muove le cinque scene attraverso la recitazione, la danza e la musica.


«La Danza della morte intorno alla bara di Scrooge - chiosa Faracci -, le diapositive e la musica del film Il canto di Natale che aprono la scena, le diapositive con le parole di Dickens a fine spettacolo e la recitazione di alcuni bambini di sei e sette anni».

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