RomaOdore di flop per la cosiddetta «rivolta del calzino» di Mediaset. Presentata da Repubblica come una clamorosa ribellione interna al berlusconiano Tg5, in realtà trattasi di sparuto gruppo di dissidenti. Alcuni dei quali qualche collegamento con lindignata Repubblica ce lhanno. Non sono molti ma sono stizziti: sono quelli a cui non è andato giù il servizio di Mattino 5 sul giudice Raimondo Mesiano, a spasso per Milano con un paio di calzini turchesi.
Ricapitolando: la critica estetica non è piaciuta affatto ad alcuni giornalisti di casa Mediaset, Pietro Suber in testa. Il quale, esponente del cdr (Comitato di redazione, ossia il sindacato interno ndr) di Videonews, ha lasciato la carica ricoperta: «Comunico il mio profondo dissenso e mi dimetto», sè lamentato con i colleghi. Un gesto-strappo, ieri imitato dagli altri due membri del cdr, Sandra Magliani e Ida Molaro. La solidarietà, inizialmente, è arrivata soltanto da Paolo Trombin, collega sindacale al Tg5. Malumori diffusi. Un bel caso, quindi, su cui Repubblica sè avventata subito. «Caso Mesiano, è rivolta al Tg5», il titolo di ieri. Ecco allora altri giornalisti di casa Mediaset stilare un documento per «prendere decisamente le distanze da questo modo di fare informazione» e denunciare l«isolamento» di Suber e Trombin. E ancora: «Pensiamo che a questo punto sia assolutamente necessario indire unassemblea e aprire una discussione sul presente e sul futuro dellinformazione Mediaset». Ma lesercito degli scandalizzati per il servizio incriminato è in realtà una truppa esigua: 19 redattori del Tg5, 11 redattori di Videonews (testata giornalistica trasversale diretta da Claudio Brachino che edita anche Mattino 5), due del Tg4; uno di Studio Aperto. Su un totale di oltre 370 giornalisti una media che si avvicina al 5 per cento.
Un fuocherello, non certo un grande incendio, la cui miccia è stata accesa da Pietro Suber, assunto al Tg5 nel 1992. Lui, pallino per gli esteri, ottimo feeling con Michele Santoro per cui ha lavorato a Moby Dick (lAnnozero in versione biscione) è poi approdato a Matrix con Mentana. Dopo l11 Settembre ha seguito la guerra in Afghanistan e nel 2002 è stato insignito del premio Ilaria Alpi. Sè trovato al fronte anche in Irak, dove sè appassionato delle sorti del popolo curdo, dopo che il suo volto era entrato nelle case degli italiani per aver condotto Survivor, grande fratello di 16 naufraghi al largo delle coste panamensi. Un mezzo flop per il reporter dai rapporti stretti con la famiglia Augias. Suber è infatti sposato con Natalia Augias, redattrice del Tg1, figlia di Corrado, penna di punta di Repubblica, dalla quale ha avuto due bimbe. Tra i firmatari dell«appello del calzino», anche Donata Scalfari, vicecapo cronaca del Tg5, un nome una garanzia: Scalfari come il fondatore di Repubblica; Donata come figlia di Eugenio, fondatore di Repubblica. La figlia darte è in forza al Tg5 dai primi anni 90, proprio il periodo del celebre Lodo Mondadori. Altra firma pesante, quella di Laura Cannavò, giornalista dal 1999, un passato in «mamma Rai», passata al Tg5 come volto delledizione mattutina e poi della rassegna stampa. Molto legata a Enrico Mentana, ha ammesso di aver avuto qualche difficoltà con Carlo Rossella perché, a suo dire, «aveva timore su quello che potevo dire in conduzione». Ipersindacalizzata, molto amica di Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa, la Cannavò si ricorda anche per essere stata una delle tante vittime del disturbatore di professione Gabriele Paolini.
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