La prima notizia è che Prodi va a parlare ai costruttori. Giustamente le agenzie di stampa, rilanciano subito l'avvenimento con titoli del tipo: confronto teso nella «tana del lupo». In effetti: che c'entra Prodi con i costruttori? Nel giro dell'Unione, com'è noto, più che a costruire c'è gente abile a distruggere: a volte distruggono i risparmi, a volte distruggono direttamente le vetrine. Per un dibattito sul futuro dell'edilizia, non può essere una buona presentazione.
Infatti gli addetti ai lavori, cioè i rappresentanti dell'Ance, l'associazione nazionale dei costruttori edili, accolgono Prodi con un po' di freddezza. Che ci volete fare? Sono fatti così: gente concreta, che ogni giorno maneggia mattoni e cemento armato, e forse perciò è allergica al cachemire dell'alleato Bertinotti. Essendo abituati a tirare su palazzi, sanno riconoscere al volo quelli che costruiscono soltanto castelli in aria. E, se possono, li mandano in cantina.
Qui arriva la seconda notizia, che non è nemmeno la più bella, ma merita comunque di essere sottolineata. Perché Prodi va in giro dicendo che dappertutto lo applaudono e lo osannano, ma sarà poi vero? Appena ha iniziato a parlare di nuova Ici, imposte patrimoniali e tasse di successione, fra gli edili poco ci mancava che qualcuno si suicidasse. E qui, appunto, arriva finalmente la vera notizia.
Perché nel mezzo della discussione assai poco costruttiva per i costruttori, uno di loro si è alzato in piedi e ha detto, testualmente, proprio così: «Sono titolare di un'azienda che vale due miliardi, in vista della nuova tassa di successione, che devo fare? Mi devo suicidare?». Domanda lecita, contestazione accettabile di fronte a certa gente che quando non è d'accordo come minimo tira treppiedi o sfascia le serrande dei negozi. Ma Prodi non ha apprezzato la moderazione. Anzi. Ha preso appunti, ha aspettato un po' perché come è noto la vendetta si serve ghiacciata, e in un intervento successivo ha dato una dimostrazione pratica di quel che s'intende dire definendolo un uomo che «gronda bonomia da tutti gli artigli»: «Sarò rapido - ha detto - così chi vuole suicidarsi può cominciare a prepararsi». Battutona, no? È il caso di dire che fa morir dal ridere. Tu chiamale, se vuoi, istigazioni.
Ora a parte il fatto che per uno che parla di costruire, l'invito al suicidio non è un bel modo di presentarsi; a parte il fatto che chi un giorno sì e l'altro no, dà lezioni di bon ton e «teniamo i toni bassi», farebbe bene a evitare il ricorso a formule necrofile; a parte il fatto che chi va a messa alla domenica e si professa buon cattolico dovrebbe pure sapere che sulla vita umana non si scherza; a parte tutto questo: si può dire una scemenza del genere? E chi è il geniale battutista che gliel'ha suggerita? Il cugino della famiglia Adams? E il costruttore che cosa avrebbe dovuto rispondere a tale macabro invito? «Sì, certo mi preparo: non è che per caso ha portato lei, insieme alla nuova Ici, anche un po' di cianuro? Mi scusi, signor Prodi, va bene se mi impicco allo stipite della porta o mi tassa anche quello? Per strangolarmi uso una corda comune o ci pensa lei direttamente con la patrimoniale così almeno risparmio la fatica?».
Siamo seri: Prodi non perde occasione per dire che vuole il dibattito, il confronto, lo scambio delle idee. Poi, appena qualcuno gli fa un'obiezione, lo invita al suicidio. Vi pare possibile? E che cosa sarebbe successo se una battuta del genere fosse mai scappata a Berlusconi? Ve lo immaginate? Il finimondo. Titolo del Corriere della Sera: «Berlusconi: suicidatevi tutti». Titolo dell'Unità: «Finalmente lo ammette: ci ha portato al suicidio». Sciopero generale dei dipendenti cimiteriali («Carichi di lavoro eccessivi»), manifestazione dell'associazione kamikaze («Il suicidio è mio e lo gestisco io»), protesta ufficiale del consolato tedesco («Offende la memoria del giovane Werther») e dell'ambasciata giapponese («Dopo i crimini del comunismo, adesso il premier italiano inventa anche l'esistenza dell'harakiri»).
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