Carlà e la "sindrome Moretti", si nota di più se non c’è

Carlà e la "sindrome Moretti", si nota di più se non c’è

Oltre alla fame nel mondo, l’ambiente e la crisi economica, nell’agenda del G8 si aggiunge un altro annoso problema, che sembra riaffiorare ciclicamente: gli slanci di simpatia di Carla Bruni. E cioè l’ennesimo ghiribizzo di un’ex top model di sinistra che da noi probabilmente sarebbe finita in nomination a La Talpa con Flavia Vento, e invece è diventata la prima donna di Francia.

L’incontro con le altre first ladies? No, «preferisco visitare L’Aquila e stare tra la gente che soffre», avrebbe dichiarato. Come se per gli altri non fosse così. Come se invece la moglie di Obama e di Brown, invece di stare con la gente che soffre, fossero atterrate in Italia per bisbocciare in un locale di spogliarellisti sulla Nomentana. «Mi si nota di più se sto in disparte o se non vengo affatto?», si chiedeva il Nanni Moretti di Ecce Bombo. Giudicate voi: prima ha disertato l’incontro col Papa e con Napolitano, manco fossero due fans a caccia d’autografi; poi ha fatto capire che l’avremmo trovata bella e malinconica alla caserma di Coppito; poi s’era detto che l’avremmo ammirata in tutta la sua sciccheria accanto a George Clooney in visita alle case terremotate; e adesso, contrordine, la ragazza ha dato il benservito anche al divo di Hollywood. Risultato: anche il presidente degli Stati Uniti, cioè il comandante in capo del più grande esercito del mondo, ha fatto visita ai terremotati, e la chansonnière con la chitarra che mangia vegetariano ancora no. L’unica comparsata, a sorpresa, Carlà l’ha fatta alla conferenza stampa del marito (che l’ha difesa a spada tratta).

Ora, ragazza mia, va bene tirarsela, ma su a Coppito hanno anche un attimo da fare. E del poverismo tartufesco di chi con la stessa voce di velluto delle sue canzoni si mette a insinuare che il G8 è una messinscena ipocrita, e che basterebbe semplicemente un G1, unica invitata Carla Bruni, la più buona della terra da quando è scomparsa Madre Teresa, ecco, insomma, di questo poverismo in Abruzzo non sanno che farsene.

Certo, poi è vero che questi summit campano molto sull’immagine (come lei, del resto); è vero che le dichiarazioni finali di questi vertici il più delle volte sono di un generico nauseante. Ma qualcuno dica alla première dame che lo snobismo all’ennesima potenza da noi si chiama cafoneria: e gli italiani lo sanno, essendone da sempre i primi esportatori. Il risultato è che fuori si presenta fasciata col cappellino alla Kathleen Kennedy, ma dentro sembra la Gregoraci. Con una differenza: la Gregoraci dal Papa ci sarebbe andata (poi magari non l’avrebbe ricevuta, ma ci sarebbe andata).

Certo, dobbiamo riconoscere che Carlà è sempre stata molto attenta alla beneficenza nei confronti dei diseredati, di questo gliene va dato atto: ma se poi ti comporti così, anche la beneficenza puzza. E puzza non tanto di gauchismo con cui si dice ch’ella abbia dipinto l’Eliseo, se non altro perché il gauchismo è roba troppo seria per lasciarlo in balìa del fare gattomortesco della damazza. No, puzza in realtà di semplice protagonismo, il piacere incontrollabile del coup de théâtre: quello di girotondare in difesa dei terroristi rossi, ad esempio, con una sbornia buonista da fare invidia a tutta la prima fila di ombrelloni dell’Ultima Spiaggia di Capalbio. Quando Berlusconi scherzò sull’Obama abbronzato, si disse «felice d’esser diventata francese».

E visto che al G8 tutto sembra filare liscio, ne approfittiamo per porle una domanda: excusez moi, come si dice «guastafeste» en français? No perché stavolta, nonostante ce l’abbia messa tutta, Carlà la festa non è riuscita a guastarla. Forse voleva davvero sembrare la più buona del summit: e invece, così facendo, resta quello che è. Solo la più bona.

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