«Carlo Bo», un futuro professionale qualificato

La lingua straniera come strumento di formazione professionale e quindi di lavoro: questo il filo conduttore di tutti i corsi proposti della Scuola superiore per mediatori linguistici (SSML) «Carlo Bo», l’istituto di livello universitario che ha ereditato la tradizione dell’ex scuola per Interpreti e Traduttori fondata a Milano nel 1951. «Una volta ottenuto il Diploma i nostri studenti trovano lavoro non solo in tempi brevi ma anche in contesti stimolanti e in linea con le loro aspettative», assicura il direttore dei corsi Paolo Proietti, sottolineando come scegliere la SSML «Carlo Bo» significhi garantirsi un futuro professionale qualificato in un ambito molto ricettivo dal punto di vista occupazionale. La nuova Europa, il processo di globalizzazione di cui siamo testimoni, mercati e scenari sempre più internazionali: quella del mediatore linguistico è una figura professionale decisamente al passo coi tempi. Traduttore, ma non solo. Interprete, ma non solo. Il mediatore linguistico abbina alla perfetta padronanza delle lingue straniere una profonda conoscenza delle culture, degli usi e dei costumi dei diversi Paesi.
Sono circa 400 gli studenti della Scuola, divisi tra le sedi di Milano, Bologna, Firenze, Roma e Bari. «Tutti sono tenuti allo studio dell’inglese e di un’altra lingua a scelta tra francese, tedesco, spagnolo, russo e portoghese. Sono inoltre previsti corsi di grammatica e lingua di arabo, cinese e svedese, quest’ultimo certificato dallo Svenska Institutet», prosegue Proietti, sottolineando il «grande impegno della scuola sul fronte dell’internazionalizzazione e della promozione degli scambi con l’estero»; a partire dal programma Socrates-Erasmus e dagli stage con gli istituti italiani di cultura all’estero.
A chi si rivolge la «Carlo Bo»?
«A tutti coloro che hanno curiosità e amore per le lingue e, quindi, per tutto quanto è “altro”, perché conoscere una lingua straniera significa innanzitutto abbattere una barriera e avvicinarsi a orizzonti diversi dai nostri».
I principali sbocchi professionali?
«Tutte le realtà del mondo del lavoro che si riconducono alla trattativa con l’estero e quindi il mondo imprenditoriale ma anche la Pubblica amministrazione e tutte le organizzazioni che lavorano in contatto con gli stranieri e dove è rilevante il ruolo della mediazione linguistica».
É richiesto molto impegno?
«Occorre un po’ di sacrificio perché c’è l’obbligo di frequenza, ma il calendario dei corsi è comunque ben organizzato. Alle lezioni teoriche si affiancano le ore di laboratorio dove gli studenti cominciano a mettere in pratica quanto appreso in aula».
Chi è interessato, come può prendere contatto con la Carlo Bo?
«Per prima cosa invito a seguire i nostri giornate di orientamento: si tratta di periodici incontri aperti a tutti durante i quali vengono presentati gli spazi della Scuola, vengono descritti i percorsi didattici, viene addirittura simulata la reale giornata lavorativa dell’interprete e del traduttore. Proponiamo, poi, test di ingresso gratuiti e non vincolanti che permettono allo studente di verificare il proprio livello linguistico e se è realmente interessato ai nostri Corsi. Già in sede di orientamento cerchiamo di essere molto chiari e di aiutare i giovani a meglio comprendere le proprie attitudini, anche perché esistono differenze sostanziali tra, a esempio, il lavoro di un traduttore e quello di un interprete. Il traduttore deve essere molto meticoloso, paziente, attento a cogliere ogni sfumatura di senso; l’interprete, invece, deve essere abituato a lavorare a ritmi serrati, a gestire il messaggio e trasmetterlo al pubblico in modo quasi immediato».


E la retta?
«La Carlo Bo adotta un sistema di pagamento a fasce di reddito/patrimonio. Ricordiamo che, per agevolare le iscrizioni, sono state istituite diverse borse di studio basate su requisiti sia di reddito sia di merito».

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