Caro Capanna, sei tu che devi chiedere scusa

Mario Capanna vuole le scuse della Cattolica che lo espulse dall'ateneo alla vigilia della laurea? E io voglio le scuse di Mario Capanna, ex leader del Movimento studentesco. Non è una boutade; all'epoca 1968-1969 ero uno studente lavoratore. Di notte facevo il correttore di bozze al Corriere della Sera, di giorno frequentavo la Statale, facoltà di Legge. Regolarmente iscritto, pagavo le tasse e davo gli esami, spesso quando la Statale era occupata mi veniva impedito l'ingresso dagli studenti del Ms o dagli operai che bivaccavano nell'Università. A che titolo? Non ero dei loro. E se protestavo, se insistevo, venivo buttato fuori senza complimenti. Quarant'anni dopo o, come dice lei, quando «siamo alla quarantesima rivoluzione della Terra intorno al Sole» caro Capanna non crede sia arrivato il momento di farmi le sue scuse? Lei, Capanna, fu espulso dalla Cattolica perché non rispettava lo statuto del suo ateneo. Sappiamo che, all'epoca, regole, statuti, leggi e quant'altro per lei equivalevano a carta straccia ma non poteva pretendere allora, e non può farlo adesso, che il rettore della Cattolica, all'epoca Ezio Franceschini, fosse d'accordo con lei.

Ma, confidando nella sua intelligenza (anche se il paragone tra lei e Galileo, «riabilitato dalla Chiesa dopo tre secoli» mi sembra eccessivo), sono sicuro che lei non si attenda le scuse della Cattolica. Forse la sua uscita è solo un espediente pubblicitario: sta per partire il suo tour teatrale e sta lanciando il suo ultimo libro «Il Sessantotto al futuro». Se era questo che voleva... complimenti vivissimi.

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