Quando, qualche anno fa, se ne cominciò a parlare, in molti la presero per una boutade. «Case in vendita a 1 euro». Invece era tutto vero. A patto che le case venissero adeguatamente ristrutturate dagli acquirenti, tenuti inoltre a «risiedere lì» per almeno un tot di anni (il numero esatto cambia da località a località in base ai bandi emessi dai Comuni).
Motivo del «vincolo temporale»? Gli enti locali che hanno lanciato l'iniziativa non fanno beneficenza, ma tentano di salvare le proprie «comunità-panda» dall'estinzione. Il progetto riguarda infatti quei borghi che, ridotti ormai ai minimi termini, rischiano di sparire dalle cartine demografiche. Si tratta di «paesini-bonsai» che negli ultimi 10 anni hanno perso fino all'80% dei loro abitanti. I «micro-agglomerati urbani» (come li hanno ribattezzati i demografi, cioè gli studiosi di trend demografici) sono attualmente più di 5mila; un buon 20% dei quali è sopravvissuto in extremis proprio grazie a piani di ripopolamento «a carattere incentivante»: cioè case «a prezzi simbolici (1 euro, appunto), credito agevolato e parziale detassazione. In cambio il «dono» di vivere in un habitat di tranquillità assoluta dove lo stress della metropoli è qualcosa del tutto estraneo. Certo, una scelta che possono permettersi in pochi. Ma, quei pochi, non avranno rimpianti.
«A volte sono venuti anche dall'estero - spiegano i sindaci che hanno accolto a braccia aperte i nuovi compaesani -. In molti casi si tratta di coppie giovani dedite ad attività artigianali o artistiche che, in campagna o tra i monti, trovano il contesto ideale per realizzarsi al meglio». L'ultima ricerca condotta dall'Anci (l'Associazione dei comuni italiani) lancia l'allarme: «L'inverno demografico nei borghi italiani si sta trasformato in clima polare». Al di là della metafora meteorologica, la situazione è grave. I borghi «desertificati» sono aumentati nell'ultimo quinquennio del 18%. Di questo passo, nei prossimi 50 anni, potremo non avere più nessun borgo con una popolazione residente superiore alle 50 unità, che poi è il limite estremo per poter contare su una rete minima di servizi basilari. Triplice l'obiettivo della campagna «Case a 1 euro» è: 1) ripopolare i borghi; 2) recuperare immobili in disuso (se non addirittura abbandonati); 3) tentare di creare le condizioni per fare impresa, in particolare nel settore turistico/ricettizio. L'ente locale - va precisato - non prende parte alla compravendita (che resta un contratto privato tra venditore e acquirente), ma «svolge un ruolo di garanzia e controllo, volto a ottenere il recupero dell'immobile e, quindi, una miglior valorizzazione del territorio amministrato».
Il risvolto imprenditoriale del progetto è evidente: gli immobili così acquisiti vengono quasi sempre trasformati in B&B e case vacanze «accrescendo (se non addirittura creando) l'attrattività turistica dei borghi». Basterà a superare tanto il rischio rovente della «desertificazione sociale», quanto il pericolo gelido dell'«inverno demografico»?
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