Il caso Mentre i poliziotti festeggiano il dio Sole chi ci protegge? Batman?

Avete presente Stonehenge? Il famoso cerchio di pietre che nella campagna inglese attira curiosi e fotoamatori provenienti da tutta Europa? Non sappiamo a che cosa servisse di preciso ma è certo che, nel duemila avanti Cristo o giù di lì, a qualcosa servisse. Impossibile che fosse solo un passatempo, un hobby di uomini primitivi mortalmente annoiati dalle cacce al mammut e dalle lotte con la clava, senza nemmeno la televisione e internet per distrarsi. I mezzi tecnici preistorici erano modesti anzi ridicoli, senza gru oleodinamiche dev’essere stata una fatica immane sollevare quei lastroni. L’impresa è talmente ciclopica che è stato ipotizzato perfino l’aiuto degli extraterrestri e del mago Merlino. Il cerchio di pietre era senza dubbio finalizzato a qualcosa di molto importante a livello religioso e quindi comunitario e sociale, nessun individuo singolo poteva immaginarsi un’impresa del genere. Gli antichi britannici conoscevano, intuitivamente, il significato della parola «religione», i moderni sudditi della regina Elisabetta no. Lo dimostra una notizia del Daily Telegraph: alcuni poliziotti dell’Hertfordshire, contea finora nota non per il misticismo ma per aver partorito i Duran Duran e le Spice Girls, hanno ottenuto il diritto a otto festività religiose. Non le consuete Pasqua e Natale, San Giuseppe e Santo Stefano, Annunciazione e Immacolata concezione bensì otto festività pagane: l’Incoronazione del dio Sole, il Solstizio d’estate, l’Equinozio d’autunno... Non mi scandalizza che qualcuno richieda il riconoscimento di queste festività.
Io, per esempio, ritengo di essere nel mio pieno diritto quando chiedo che la giornata di san Camillo de’ Lellis (il mio onomastico che cade il 14 luglio) venga considerata festa nazionale, con gli uffici chiusi, i fuochi d’artificio, la pattuglia acrobatica e la sfilata in via dei Fori imperiali. Non credo però che le autorità abbiano il dovere di accontentarmi: i santi sono tanti, almeno due o tre per ogni giorno dell’anno (a giudicare dal calendario di Frate Indovino) e perciò almeno mille, allora che ognuno si festeggi il suo. Altrimenti l’Italia può anche abbassare la serranda e godere l’irresponsabilità di essere il ventre molle di una Europa asiatizzata, ridotta a espressione geografica, per citare Metternich, o coriandolizzata, per citare Giuseppe De Rita del Censis: un’accozzaglia di ghetti, feudi e sceiccati ognuno con le proprie consuetudini, fisime e manie. La religione è una cosa seria, più di quei poliziotti inglesi affascinati da Stonehenge ma incapaci di costruirci attorno qualcosa di condiviso. Il significato originale della parola è «legame»: religione è legame, rapporto con l’altro, e quindi non può sussistere una religione privata, non possono esistere milioni di minireligioni fai-da-te, checché ne dicano il cardinale Martini e il professor Mancuso che a Dio antepongono la coscienza individuale, sostituendo all’unità il capriccio e il caos.
Sempre il Daily Telegraph riporta che nella regione scozzese dello Strathclyde altri otto poliziotti hanno dichiarato di appartenere alla fantasiosa religione Jedi, quella di Guerre stellari.

Se si accetta questo principio perché non erigere templi al culto di Harry Potter e non dedicare giornate di raccoglimento al misticismo insito in Twilight? La religione ridotta a cinema è una farsa che applicata alle forze dell’ordine si trasforma in tragedia. Se gli uomini in divisa non credono più nel buon vecchio Decalogo le leggi perdono forza e giustificazione, si riducono a pezzi di carta, e allora i criminali chi li cattura? Batman?

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