
Marco Emilio Cerri? Per la Procura che indaga sull'urbanistica, è una figura centrale del «sistema» che controllava progetti e permessi a costruire. Giocava su almeno tre fronti: come progettista di immobili, come insider molto ascoltato in Comune e come collegamento con i politici cui avrebbe addirittura suggerito la bozza del Salva Milano. Ma non finisce qui. Ora si scopre che Cerri ha fatto anche per un certo periodo il consulente per una delle controparti dei costruttori di torri fuori misura: il comitato Attivi Libia che si oppone al nuovo palazzo tra via Svetonio e via Pier Lombardo.
Già componente della Commissione paesaggio, Cerri è stato inizialmente indagato per falso e traffico di influenze illecite, il gip Mattia Fiorentini ha poi riqualificato la seconda contestazione in tentata concussione e lo ha interdetto per un anno dalla professione. Secondo i pm, svolgeva il ruolo di «facilitatore» tra gli uffici di Palazzo Marino e i costruttori. Il suo ruolo multiplo nella vicenda sarebbe una conferma di quanto il sistema descritto dagli inquirenti fosse invasivo.
In una intercettazione di ottobre (di altri indagati) si parla proprio del progetto di Libia, che prevede un palazzo che dovrà andare oltre i 25 metri sopra i quali la legge richiede un piano attuativo: «Facciamolo più basso - suggerisce un indagato -, poi quando arriva il Salva Milano lo alziamo». Il comitato di quartiere invece chiede di conservare lo spazio libero che c'è ora, un po' prato e un po' parcheggio, chiuso da edifici storici sui quattro lati. Il progetto viene approvato in Commissione paesaggio nel luglio 2024. In ottobre Attivi Libia ottiene un incontro con l'assessore Giancarlo Tancredi, chiede di bloccare la pratica e poi trasmette un documento in cui viene segnalato un problema di «servitù negativa» relativo al nuovo palazzo. Si tratta di un vincolo tecnico a non costruire sul terreno interessato oltre i 6,5 metri. Un ostacolo che, per il comitato, dovrebbe portare a negare i permessi. Il giorno dopo la comunicazione alcuni indagati, intercettati, discutono al telefono del caso e del comitato che crea non poche grane: «Ha un problema pazzesco con i comitati...», si lamenta un interlocutore riferendosi a Tancredi. È lungo il 2024 che entra in scena Cerri, che - si badi - non viene in alcun modo imposto al comitato. I residenti arrivano a lui con il passaparola, chiedendo in giro di un professionista che conosca certe dinamiche. Come consulente di Attivi Libia, l'architetto fa istanza di accesso agli atti in Comune e poi dà a chi lo ha ingaggiato diversi pareri sul progetto «Libia 1». Manco a dirlo: per Cerri non c'è alcun impedimento alla nuova costruzione, nulla che possa rappresentare un appiglio per bloccarla.
Solo con l'inchiesta il comitato scopre che lo stesso architetto negli stessi giorni si occupava di piazzale Libia anche su altri fronti, nel rappresentare - lo sostengono i pm - gli interessi dei costruttori. Carla Barone, dirigente dello Sportello unico edilizia indagata, dice al telefono (il 16 ottobre 2024): «Marco mi ha scritto informalmente (...) dicendomi che andava tutto bene». È lui, che pure non è il progettista, a dare il via libera alla funzionaria che poi dovrà vidimare la pratica.
In piena bufera giudiziaria, a dicembre 2024, arriva il titolo edilizio e il 13 marzo scorso partono ufficialmente i lavori. Attivi Libia si è rivolto anche alla Procura, l'obiettivo è far sospendere il titolo edilizio. Tuttavia non risulta al momento che ci sia un'inchiesta aperta su Libia 1.
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