Caso San Raffaele, i pm non piegano il campus modello

Viaggio nell'università che resta sempre al top nonostante gli attacchi giudiziari alla Fondazione. Conti in ordine per la struttura, indipendemente dall'ospedale

Caso San Raffaele, i pm non piegano  il campus modello

Milano - «Il momento è difficile non ce lo nascondiamo, ma saper creare una distanza critica dalla contingenza è una dote importante del filosofo. Sforzarsi di seguire la ragione senza farsi prendere dall’emozione del momento è un buon modo per affrontare la vita anche nei periodi più duri». Un ottimo incipit quello offertoci dalla filosofia di un filosofo ben noto come il professor Michele Di Francesco. In questo momento in cui tutto ciò che si accompagna al nome San Raffaele è investito dalla bufera, l’Università Vita-Salute, ateneo di nicchia, fondato nel 1996 dal «solito» don Verzè, con criteri «anglo-americani» che spaziano dalla stretta sinergia con l’ospedale, ai campus, ai dottorati di ricerca, ai master, si presenta preparata all’esame più duro, quello dell’opinione pubblica. Perché la domanda, insistente e un po’ perfida è sempre quella: sta andando tutto a catafascio? E se l’ospedale funziona, funziona anche l’Università?
Massì che funziona anche l’Università della megalopoli di via Olgettina a Milano. Funziona come sempre. Mancano giusto gli studenti in questi giorni di vacanza, però varcando la soglia di aule e laboratori è come se rimbombassero ancora le parole del fondatore quando, 15 anni fa, sulla roulette delle sue idee stravaganti fece uscire un altro numero vincente, il 70. I settanta selezionatissimi studenti, primi iscritti al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia di Vita-Salute San Raffaele. «Ai medici- disse inaugurando la “sua” università quel visionario di Verzè - va data una formazione globale e la medicina senza l’apporto delle scienze umane è poca cosa. Quest’ateneo è e deve restare laico e non confessionale perché sorge sulla rivendicazione della indiscutibile centralità dell’uomo e segue la filosofia della nostra opera: assistenza, ricerca e didattica. Mi chiedono come farà a sopravvivere una università che è privata; un’ università per pochi ed eccellenti. La risposta sta nel patrimonio di un’idea forte e nel tipo di servizio offerto in forza di questa idea. Un’opportunità per pochi ed eccellenti che, in quanto tali, sono chiamati a diventare sale e lievito della massa».
Diciamo la verità: quasi un’ossessione questa dell’eccellenza. Che diventa un passaggio obbligato se si hanno sufficienti denari per pagare tasse universitarie adeguate a questa simil-Harvard, e se si hanno soprattutto i meriti per potersi costruire la propria carriera. Eccellenza testimoniata da risultati tangibili: il primo posto nel ranking 2011 delle università italiane curato dal Sole24ore e il massimo dei voti nel rapporto Censis 2011-2012 sulle Università italiane. Ma perché iscriversi proprio a Vita-Salute? È il preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, il professor Massimo Clementi a rispondere. «Perché uno degli Atenei più moderni del mondo occidentale, in particolare nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, la più grande con 8 Corsi di Laurea e 27 Scuole di Specializzazione lo studente selezionato è inserito in un percorso che fonde le conoscenze biomediche di oggi con la diretta applicazione clinica tanto che molti nostri laureati scelgono poi di occuparsi di ricerca. I numeri sono quelli di una Facoltà che vuole privilegiare il livello qualitativo della preparazione. Nei due corsi di Medicina e Chirurgia (il corso in lingua italiana e l’International M.D. Program) vengono iscritti rispettivamente 100 e 64 studenti per anno, a fronte nel primo caso, di 3.500-3.800 domande e, nel secondo, di oltre 700. Dei 64 studenti del corso internazionale, 32 sono extracomunitari. Inoltre abbiamo attivato un corso di Odontoiatria, con 30 posti, che si basa su una struttura specialistica programmata con caratteristiche innovative mentre il corso in Biotecnologie Mediche raccoglie 60 studenti provenienti da tutte le regioni». Travolta dalla bufera anche l’Università? «Come è chiaro dagli atti giudiziari, l’Università Vita-Salute San Raffaele - puntualizza il professor Lorenzo Dagna, coordinatore del corso di Medicina in lingua inglese, una delle peculiarità dell’ateneo - è completamente estranea alle vicende che hanno recentemente coinvolto la Fondazione. I due enti, sono completamente indipendenti sia da un punto di vista gestionale che economico. Il bilancio dell’Università è pubblico, i conti sono perfettamente in ordine e tutti gli studenti hanno continuato a beneficiare a pieno regime delle eccellenti strutture dell’ospedale e dei centri di ricerca che essi possono frequentare».
Ma ritorniamo da dove l’ospedale San Raffaele è partito e dove l’Università Vita-Salute San Raffaele ha deciso di partire 15 anni fa: la centralità dell’uomo. Una priorità messa in luce dalla Facoltà che caratterizzano l’ateneo: Medicina, Psicologia, Filosofia. Il professor Lucio Sarno preside di Psicologia, non nasconde «il riconosciuto valore di eccellenza per quel che riguarda la formazione di base e quella avanzata in determinati ambiti: la Psicologia Clinica, la Psicologia della Salute, la Neuropsicologia e le Neuroscienze». Prendiamola con filosofia, dicevamo all’inizio di questo viaggio nell’ateneo di via Olgettina, ebbene lasciamo quindi che concluda, parlando della facoltà di cui è preside, il professor Michele Di Francesco. «Abbiamo deciso di dare ai nostri studenti degli standard molto alti e io sono contento di lavorare in un posto dove la qualità dei docenti, me lo lasci dire, è eccellente.

Altrimenti non si spiegherebbero i tanti studenti, anche della mia facoltà, che hanno preso dottorati di ricerca negli Stati Uniti, in Francia, in Gran Bretagna. Sa che cosa mi diceva un collega che ha insegnato per lungo tempo all’estero: «Qui non mi sembra di stare in Italia». E se fosse vero?

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