Un casolare piccolo piccolo

Anche i più infuocati dei nostri lettori avranno smesso di vedere in Fausto Bertinotti un comunista davvero pericoloso: sanno che un leninista che giunga alla presidenza della Camera non è temibile per il Paese bensì smetterebbe definitivamente di esserlo. Sanno che nel suo caso particolare, poi, trattasi della provincialissima storia di un italiano verissimo, perito industriale a Sesto, attivista per tutta la vita in quella Cgil che si è opposta a tutto ciò di cui il Paese aveva bisogno, segretario per un clamoroso errore di calcolo, sino alla deriva, infine, dell’immagine autoriflessa come mezzo e come fine, cornice senza vero quadro, sontuoso arrangiamento di una canzone che non c’è più. Il resto è biografia.

Quella finta eleganza inglese sconosciuta agli inglesi, una moglie esuberante che più piccolo-borghese non si può, ex funzionaria statale pensionata baby, nell’insieme una coppia che ce l’ha fatta, il casolare in Umbria (ma piccolo) e le vacanze in barca alle Eolie (un caso) e l’amicizia con Valeria Marini (ogni tanto) e insomma: l’italianissima carriera di un uomo che, come la maggior parte di noi giornalisti, non ha mai realmente prodotto nulla, e che, nella propria autobiografia, annovera come supremo contributo l’aver «promosso un processo di innovazione politica e culturale, in particolare la nascita del movimento dei movimenti». Tutto il vesto è Povta a Povta.

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