Pechino - Il movimento Cassina non è solo quel salto unico che contraddistingue l’amato brianzolo, ma anche i quaranta tifosi che l’hanno seguito dall’Italia. Non a caso, l’altra sera la famiglia Cassina al completo – figlio escluso, s’intende - era sugli spalti della sfida agli anelli per capire dove tirasse l’aria delle giurie. E l’aria, hanno capito, non tira tanto bene. Perché i giudici fan quel che vogliono e perché la Cina vuol spaccare il mondo. Forse anche per tutelarsi, il giorno prima mamma Tiziana e papà Carlo erano andati a caccia, ma non di fagiani cinesi come avrebbe fatto Pellielo, bensì di una chiesa.
Cosa che Pellielo avrebbe comunque molto gradito. Fatto sta che un giornalista cinese li ha pizzicati e il giorno dopo la natìa Meda, la Brianza tutta e questa famiglia di cattolici praticanti con figlio campione olimpico in carica, era, come dire, un filo al centro dell’attenzione.
«Ma non è vero, come hanno scritto, che ero andato lì a pregare perché Igor vincesse», correggerà il tiro il papà, «perché non ne ha proprio bisogno, perché quel che doveva dimostrare l’ha già fatto vedere conquistando la finale dopo quattro anni... Nella ginnastica è cosa che fanno in pochi. Piuttosto, ero in chiesa a pregare con mia moglie perché anche in Cina è domenica e perché, dati i tempi, ritengo sia anche un bel gesto, tanto più in un Paese chiuso come questo».
Meglio così perché, dopo aver visto all’opera la giuria degli anelli, se da queste parti pensassero che Igor oggi nella sbarra può contare su qualche aiuto divino altro che il trattamento riservato ai poveri Coppolino e Morandi. E intanto Igor che fa? Igor si concentra, «non ha voluto neppure festeggiare il compleanno il giorno di Ferragosto – racconta sua sorella Mara –. Avevo organizzato tutto e lui ha dato buca. Mi ha detto che non voleva perdere la concentrazione». Fa bene, visto che durante le qualificazioni ha staccato il secondo miglior punteggio e visto che il suo rivale numero uno, Fabian Hambuechen, in prova è caduto. Non un dettaglio questo, tenuto conto che quando si cade dalla sbarra ci si fa comunque e sempre male. Alla vigilia, Igor aveva confidato che se non si fosse qualificato per la finale «forse si sarebbe ritirato dopo i Giochi», poi, il buon risultato l’ha addirittura spinto a sognare oltre: «Londra 2012? Perché no, avrò 34 anni, l’età di Chechi ad Atene». Vero, ma vero anche che gli anelli sono potenza, la sbarra logora ed è pericolosa.
La vigilia olimpica di Cassina è trascorsa così, un incontro veloce con i suoi, la solita pastasciutta in bianco, «e i miei riti, come farmi crescere la barba tagliandola la sera prima della gara, oppure mettere in ordine tutto perché sono fissato». Igor ha trovato pure il tempo per difendere Vanessa Ferrari: «L’hanno tritata, non mi piace questo modo di fare, Vanessa ha vinto come nessun’altra ginnasta italiana, non aveva bisogno di un oro olimpico per dimostrare qualcosa. Purtroppo da noi si mette sempre tutto in discussione, è successo anche a me». E sulla gara: «Hambuechen è un osso duro, nonostante le due cadute penso farà bene.
Aveva due jolly e se li è giocati prima, non penso sbaglierà ancora, tanto più che nella sua situazione psicologica è un vantaggio poter gareggiare prima di tutti...
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