Il Cav: "Basta risse" E Napolitano minaccia di sciogliere le camere

Berlusconi irritato con gli eccessi a Montecitorio dei suoi "che portano solo danni". Napolitano convoca i capigruppo e accusa destra e sinistra: "Show indecorosi"

Il Cav: "Basta risse"  
E Napolitano minaccia 
di sciogliere le camere

Roma - Era atteso al concerto di Ennio Morricone per i 150 anni dell’unità d’Italia e invece Giorgio Napolitano passa la serata al Quirinale a catechizzare i capigruppo di maggioranza e opposizione. Ieri sera è toccato a Pdl, Pd e Udc. Oggi sarà la volta di Lega, Idv, Fli e Responsabili. Perché, non ci gira troppo intorno il presidente della Repubblica, «quello visto nelle ultime 48 ore è uno spettacolo indecoroso». Un vero e proprio richiamo all’ordine, dunque. Diretto sia al centrodestra che al centrosinistra nonostante sia Ignazio La Russa - con il «vaffa» di mercoledì a Gianfranco Fini - a restare nell’occhio del ciclone.

Ma sul Colle ce n’è anche per Pier Luigi Bersani, con il capo dello Stato che non avrebbe gradito i suoi toni da aizzapopolo e che chiede al Pd di «farla finita con la politica del muro contro muro». Insomma, un Napolitano netto e piuttosto duro. E che non esclude come ultima ratio anche quella dello scioglimento anticipato delle Camere perché «così non si può andare avanti». Una decisione praticamente senza precedenti, come peraltro è senza precedenti la scelta di convocare i capigruppo di Camera e Senato per una ricognizione di due giorni sullo stato dei rapporti tra maggioranza e opposizione. Tanto che in tarda mattinata il Colle decide di anticipare informalmente le sue intenzioni sia a Palazzo Chigi che alla presidenza della Camera.

Una strada, quella imboccata dal presidente della Repubblica, che trova d’accordo Silvio Berlusconi, già da mercoledì piuttosto preoccupato per i toni decisamente sopra le righe della maggioranza. Prima il «vaffa» di La Russa a Fini e ieri il presidente della Camera colpito dal lancio di un giornale. «Eccessi assolutamente fuori luogo e che ci stanno portando solo danni», ripete il Cavaliere ai suoi. Un Berlusconi che è letteralmente furibondo. Il premier ce l’ha con il ministro della Difesa, certo, perché lo considera «il primo responsabile» della bagarre parlamentare delle ultime ore. Con il processo breve che doveva essere approvato questa mattina e che - bene che vada - tornerà in discussione martedì. Ma il premier non ha per nulla gradito neanche la gestione del gruppo alla Camera da parte di Fabrizio Cicchitto, visto che la maggioranza non ha impattato nelle votazioni solo per colpa del ritardo di alcuni ministri ma anche per alcune assenze. Così, ci sta che nei suoi sfoghi privati Berlusconi ne abbia per tutti. «Martedì - dice ai suoi - voglio in aula fino all’ultimo ministro, Tremonti compreso».

Ma il trambusto delle ultimo 48 ore ha anche aperto un nuovo fronte interno al Pdl. Con Claudio Scajola che è arrivato a prospettare le dimissioni di La Russa. Un’ipotesi al momento di scuola, perché difficilmente il Cavaliere lascerà da solo il ministro della Difesa (che però rischierebbe i franchi tiratori se l’opposizione decidesse di presentare una mozione di sfiducia). E perché il premier sembra non stia affatto gradendo le «forzature» dell’ex titolare dello Sviluppo economico. Ieri, sempre in privato, sul punto è stato chiaro: «Un suo ingresso nel governo è escluso. L’82% degli elettori del Pdl non approva nemmeno un suo ritorno come sottosegretario». Poi gli altri sondaggi sulla scrivania del premier: il gradimento di Berlusconi al 50,1% e la percentuale del Pdl salita al 30,4. Con Letizia Moratti che a Milano continua però ad arrancare. «Come al solito - spiega il Cavaliere ai suoi interlocutori - dovrò pensarci io mettendoci la faccia».

E lo stesso ha deciso di fare sull’emergenza clandestini.

Dopo la visita a Lampedusa, infatti, lunedì il premier sarà in Tunisia per mettere a punto gli accordi sui flussi migratori e ottenere l’impegno di provvedere alla sorveglianza delle coste per evitare altre partenze. Poi, forse già in settimana, un’altra visita a Lampedusa.

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