Il Cav traccia la linea del Pdl: "Pronti a un patto con Monti anche per il dopo 2013"

Berlusconi pronto a dialogare con Pd e Udc per fare le riforme costituzionali. La prossima legislatura potrebbe nascere sotto il segno della collaborazione

Il Cav traccia la linea del Pdl: "Pronti a un patto con Monti anche per il dopo 2013"

Dialogare con i Democratici e i centristi dell'Udc non solo sulla legge elettorale, ma anche sulle riforme costituzionali e per cambiare la giustizia, "la metastasi della nostra società". Ieri, nel suo discorso ai dirigenti di partito, l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe tracciato il percorso da seguire fino alla fine della legislatura e le allenze da intrecciare in vista delle elezioni politiche.

Lo scenario prospettato ieri sera dal Cavaliere passerebbe da un'intesa con il Pd sulla riforma della legge elettorale con sbarramento alto per impedire il formarsi di piccoli partiti. Un confronto che spingerebbe i centristi di Pier Ferdinando Casini "a scendere a patti". Insomma, anche la prossima legislatura potrebbe nascere sotto il segno della collaborazione in parlamento. Durante la cena tenutasi a Lesmo con i vertici di via dell’Umiltà, Berlusconi non si sarebbe spinto apertamente a candidare l'attuale premier Mario Monti per dopo il 2013 ma, secondo alcuni presenti, non avrebbe escluso del tutto questa possibilità. Il Cavaliere avrebbe spiegato che l’obiettivo deve essere quello di stringere un patto con il Professore anche per il 2013 dal momento che non sarà facile uscire dalla crisi economica entro un anno. Proprio per questo servono riforme condivise e un progetto a lungo termine.

"Non possiamo regalare Monti alla sinistra", sarebbe il refrain dell’ex premier che ha fatto notare come ad essere ora in diffcoltà è il Partito democratico. "Questa battaglia sull’articolo 18 - spiegava ieri per esempio Oliviero Diliberto - è fatta apposta per dividere la sinistra". Proprio ieri sera Berlusconi avrebbe rivendicato di aver indicato il nome del Professore al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha fornito un particolare in più: la delegazione del partito ricevuta al Quirinale ai tempi della crisi del governo Berlusconi mise al corrente il capo dello Stato della possibilità che un gruppo di 30-40 deputati fosse pronto ad abbandonare la maggioranza. Napolitano avrebbe spiegato che in quel caso sarebbe stato costretto a mandare il Paese alle elezioni e che occorreva avere la responsabilità di capire la gravità del momento economico. Da qui, con il partito diviso e lacerato, la decisione del Cavaliere di dare il via libera a Monti a Palazzo Chigi.

Secondo fonti a lui vicine, Berlusconi sarebbe perplesso sulle modalità della lotta all’evasione tanto che ieri ha rivendicato il merito di aver convinto il governo a concedere la deroga sui pagamenti in contanti per i turisti stranieri. Tuttavia, l'ex presidente del Consiglio sarebbe pronto a "sposare" il modello attuale di una alleanza tra i partiti moderati in Parlamento. Questa linea è stata ribadita ieri, proprio mentre tra i vertici di via del Nazareno è in corso una spaccatura dopo l’intervista di Walter Veltroni in cui l’ex segretario ha spiegato che la questione al centro del tavolo è proprio il sostegno a Monti piuttosto che il tabù dell’articolo 18.

Domani il Cavaliere inconterà il presidente del Consiglio proprio per ribadire l’appoggio del Pdl all’esecutivo. Berlusconi chiederà che ci sia ancor più coinvolgimento del Pdl sulle liberalizzazioni e che il governo vada avanti senza tentennamenti sulle riforme. Sono, infatti, diverse settimane che gli "sherpa" dei partiti che sostengono Monti si stanno incontrando per trovare un’intesa sulle riforme. Ma dietro ai "tecnici" dei partiti ci sono altri tecnici. Costituzionalisti come Massimo Luciani, Vincenzo Lippolis, Nicolò Zanon, hanno partecipato a più di una riunione tracciando la linea delle riforme. L’obiettivo è, infatti, arrivare ad un accordo entro i primi di marzo. Intanto le forze politiche già guardano oltre: si aspettano i dati delle amministrative per muovere le prime mosse in vista della prossima legislatura.

Un gruppo di deputati provenienti dal Pdl ruoterebbe da tempo attorno alla fondazione di Luca Cordero di Montezemolo. La macchina per arrivare ad un partito già verso giugno è avviata e ora è stata affidata a Federico Vecchioni, ex presidente di Confagricoltura. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari si starebbe lavorando per costruire una struttura che possa sostenere la candidatura di Corrado Passera o di un altro "tecnico" del governo. "Ma Monti potrebbe anche essere costretto a ricandidarsi a causa della crisi economica", spiega più di un parlamentare del Pdl. C’è addirittura chi nel partito di via dell’Umiltà sostiene che il Professore sia destinato a sostituire Barroso nel 2014. Altri, invece, prefigurano la candidatura di Monti al Quirinale.

Ieri sera Berlusconi avrebbe sottolineato ancora una volta che il partito sarà leale nei confronti del Professore. "Io ho dovuto fare un passo indietro, ora tocca a voi - avrebbe argomentato il Cavaliere - occorre che tutti lavoriate per creare una squadra di nuovi dirigenti, soprattutto di giovani".

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