La Cei è spiazzata dopo il richiamo di Bertone

Il caso Ruby lunedì all'esame dei vescovi. Il Papa: "Società e istituzioni ritrovino l'anima". Poi fa un accenno ad atteggiamenti morali personali. Ma il discorso era stato predisposto già da tempo e non ha subito cambiamenti per adattarlo al caso Ruby. Appello dei cattolici del Pdl: no al moralismo interessato

La Cei è spiazzata dopo il richiamo di Bertone

Continua anche nei palazzi ecclesiastici la fibrillazione per il caso Ruby e le conseguenze che può avere per la stabilità del Paese. Ieri, ricevendo in udienza nell’aula Paolo VI i dirigenti e il personale della Questura di Roma, Benedetto XVI ha parlato dei principi etici su cui si fonda il diritto e ha detto: «Le nuove sfide che si affacciano all’orizzonte esigono che la società e le istituzioni pubbliche ritrovino la loro “anima”, le loro radici spirituali e morali, per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all’azione pratica». Ha accennato ai «profondi cambiamenti» avvenuti a Roma, i quali «generano talvolta un senso di insicurezza», dovuto alla precarietà sociale ed economica, acuita «però anche da un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali».

Un’allusione diretta e voluta al caso Ruby? Questa è l’interpretazione che qualcuno ha fatto prontamente filtrare da Oltretevere. In effetti, il richiamo agli «atteggiamenti morali personali» si applica perfettamente alla vicenda delle notti di Arcore. «Nel pensiero moderno - ha denunciato ancora il Pontefice - si è sviluppata una visione riduttiva della coscienza, secondo la quale non vi sono riferimenti oggettivi nel determinare ciò che vale e ciò che è vero, ma è il singolo individuo, con le sue intuizioni e le sue esperienze, ad essere il metro di misura; ognuno, quindi, possiede la propria verità, la propria morale».

In realtà, come confermano al Giornale autorevoli fonti vaticane, il discorso era stato predisposto con quei contenuti specifici già da tempo e non ha subito cambiamenti o inserzioni dell’ultima ora per adattarlo al caso Ruby. Certo, non è stato neanche cambiato per togliere quei passaggi che, si poteva facilmente immaginare, sarebbero stati interpretati come un autorevolissimo avvertimento a Berlusconi, e la collocazione in prima pagina su L’Osservatore Romano è comunque indicativa, a meno di ventiquattr’ore dalle parole del cardinale Tarcisio Bertone.

Il Segretario di Stato, dopo aver con discrezione anticipato al Governo che avrebbe fatto un riferimento alla vicenda, due giorni fa ha detto di condividere il turbamento del presidente della Repubblica e ha rivolto un richiamo a tutte le istituzioni: «La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità».
Le sue affermazioni, la prima vera e forte presa di distanze vaticana dall’inizio della vicenda Ruby, attestano che anche sulle vicende politiche del nostro Paese il Segretario di Stato vuole essere protagonista e in qualche modo anticipare la mosse già previste della presidenza della Cei. Oggi il cardinale Angelo Bagnasco vedrà il Papa per parlare dei contenuti della prolusione che terrà lunedì ad Ancona, aprendo i lavori del parlamentino dei vescovi. Rispondendo ai giornalisti, che lo incalzavano sul caso Berlusconi, lo stesso Bagnasco ha dichiarato: «Lunedì se ne parla al consiglio permanente della Cei, quello è il luogo istituzionale». Una risposta nella quale si può forse cogliere qualche imbarazzo per l’uscita anticipata di Bertone. Il presidente dei vescovi sta limando il testo della prolusione, si è consultato anche con il predecessore Camillo Ruini. Non è difficile immaginare che parlerà in modo pacato e chiaro, come ha già fatto altre volte in occasioni simili su argomenti simili, ma è arduo ipotizzare proclami di rottura.

La preoccupazione della Chiesa per la stabilità del Paese è condivisa da settori del mondo cattolico: proprio ieri, il presidente del Movimento cristiano lavoratori, Carlo Costalli, nel condividere il richiamo di Bertone, ha invitato a fermarsi e a riflettere, «sapendo che il rischio immediato sono le elezioni anticipate, con la non approvazione del federalismo e della legge sul fine vita», elezioni che si trasformerebbero in «un referendum su Berlusconi».

Nel frattempo i cattolici del Pdl - tra i quali Formigoni, Gasparri, Mantovano, Quagliariello, Roccella e Sacconi - scendono in campo con una lettera aperta ai credenti italiani denunciando il rischio di farsi «strumentalizzare da un moralismo interessato e intermittente, che emerge solo quando c’è di mezzo il presidente Berlusconi».

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