«Gucci è un marchio che rappresenta un'eredità e una storia incredibile e io sono qui per costruire sul suo passato, portandolo in un futuro contemporaneo» ha detto Sabato De Sarno al mensile Vogue poche settimane dopo la sua nomina a direttore creativo della Maison fiorentina. Da quel momento in poi la sua missione è stata rievocare i simboli storici del brand trasportandoli e riadattandoli al contesto moderno. Il suo primo progetto in assoluto è stato la rivisitazione della cosiddetta Marina Chain, ovvero la catena con la maglia marinara che è un grande classico di Gucci dagli anni Settanta. Ingigantita e trasformata in chocker fotografato al collo della top model Daria Werbowy, la nuova versione della Marina Chain è stata un successo. Adesso è la volta del motivo Horsebit, ovvero l'inconfondibile morsetto da cavallo che riflette il rapporto di lunga data tra il marchio e il mondo dell'equitazione. Nato alla fine degli anni Quaranta dalla bozza di un artigiano che lavorava per il fondatore Guccio Gucci e diventato rapidamente un simbolo di lusso ed eleganza, nel 1953 «finì» sul dorso di un mocassino consegnato al mito prima da John Fitzgerald Kennedy e da sua moglie Jackie, poi da innumerevoli divi e divine tra cui Dustin Hoffmann, Alain Delon, Romy Schneider e Madonna. Ingrandito o rimpicciolito, applicato su borse, cinture e mantelle oppure stampato sui celebri foulard è stato più volte riadattato dai vari designer che si sono susseguiti alla direzione della Maison. Solo nel 2004 ha raggiunto una sorta d'immortalità diventando gioiello. Oggi, a 20 anni dal suo debutto nel mondo dell'oro e delle pietre preziose, Horsebit è l'emblema di una casa di moda simbolo dell'artigianalità e dello stile italiano e viene celebrato con una collezione trionfale, protagonista di una campagna altrettanto eccezionale firmata dai fotografi Deo Suveera e Pamela Dimitrov, famosi per catturare l'essenza della bellezza in tutte le sue forme. Stavolta si tratta dei bellissimi monili immortalati sul set accanto agli splendidi cavalli ritratti in tutta la loro eleganza, mentre si muovono sinuosamente, gli zoccoli in sincronia, i muscoli tesi, il trotto che riecheggia l'ispirazione della collezione. E poi arrivano loro, i gioielli, preziosi ma non sfacciati, come vuole la nuova estetica di De Sarno: simboli iconici in oro rosa o giallo, da portare con disinvoltura, magari sotto una felpa rossa (sarebbe meglio dire color Ancora, quella particolare nuance tra burgundy e ciliegia che ha siglato la nuova era del direttore creativo).
Collane, bracciali, anelli e orecchini che interpretano il simbolo equestre, replicato e allacciato nelle catene, unico e isolato nella versione pendente, perfetto esempio di gioiello «genderless» come si addice alle nuove leve della gen Z. La versione illuminata da piccoli diamanti, in oro rosa, aggiunge un tocco di grazia al disegno del morsetto, che abbraccia il punto luce e lo protegge tra le sue maglie.
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