nostro inviato a Sanremo
Sempre così. C’è chi dice: «Accidenti quant’è meticoloso». Chi protesta perché le sue prove all’Ariston hanno orari quantomeno flessibili. E chi sbuffa quando Claudia Mori chiede a tutti di lasciare la sala perché i «monologhi» vanno provati in beata solitudine (per quanto possibile). Celentano divide, sempre così. Anche all’Ariston. Solo su di una cosa sono tutti d’accordo: «Ha una voce ancora inattaccabile». Giornate frenetiche in teatro. A spizzichi e bocconi, circola qualche indiscrezione sulla madre di tutti gli eventi: come, quando e quanto Celentano spariglierà il Festival. Attenzione però: vista la frequenza con cui cambia idea (Morandi dixit), può capitare che stravolga tutto anche due minuti prima di andare in scena. Intanto dovrebbe andarci tre volte: martedì, sabato e una a metà settimana, in un giorno non ancora identificato, forse il giovedì. E molto probabilmente canterà, come peraltro molti gli chiedono. In fondo, si è portato a Sanremo una band (4 o 5 fiati, quattro coriste, un paio di chitarristi) che interagirà con l’orchestra. E pare che abbia provato alcuni brani, uno dei quali (Il forestiero) è stato pubblicato quando Celentano ha vinto il Festival con Chi non lavora non fa l’amore. 1970. Musica del grande Gino Santercole. E parole (di Miki Del Prete e Luciano Beretta) che raccontano l’incontro di Gesù con la samaritana in quello che è il più lungo dialogo riportato dai Vangeli («Perché tu giudeo chiedi l’acqua a me che sono samaritana?»). Pensate, nel 1970 non erano certo argomenti alla moda. Le altre due canzoni finora provate (che potrebbero però nemmeno essere interpretate dal vivo) dovrebbero essere Facciamo finta che sia vero (dall’ultimo disco omonimo), con testi cui ha contribuito Manlio Sgalambro, musiche di Nicola Piovani e un intervento, breve per carità, di Franco Battiato. No, no lui non s’è visto all’Ariston. Ed è assai difficile che arrivi.
Nella platea del teatro sono risuonate anche le note di Ti penso e cambia il mondo (sempre da Facciamo finta che sia vero) e qualcuno ha sentito addirittura Celentano duettare con Gianni Morandi. Il Clan dell’Ariston. Pare anche che, durante uno degli interventi, venga eseguito un medley di successi di Celentano. Ad esempio, quella Prisencolinensinainciusol del 1972 che ancora adesso molti citano tra le ispirazioni fondamentali del rap. Insomma, mica è vero che Celentano al Festival farà solo monologhi. Farà anche il cantante, e arriverà sul palco pure con la chitarra, come d’altronde si vede sulla copertina del disco. Però è vero che non si sa nulla di che cosa concretamente dirà, cosa che poi è il centro delle possibili polemiche. Senza dubbio, l’ex Molleggiato è riuscito nella doppia missione di essere vicinissimo all’Ariston (dorme all’hotel Globo, che è a due passi di numero) ma di tenere lontanissimi tutti i curiosi. Le sue prove sono blindate come quelle che a suo tempo fece Eminem. Perciò girano voci, spesso incontrollate come è bello succeda prima degli eventi che calamitano una nazione. Ad esempio: qualcuno dice addirittura che possa esserci una sorta di balletto con Celentano (davanti), Morandi, Papaleo e la Mrazova (dietro). Chissà. In ogni caso, dopo la sigla iniziale (che dovrebbe essere un adattamento da 2001 Odissea nello spazio), la celentaneide avrà un copione che è ancora in divenire. Però lui si sta impegnando «neppure fosse un esordiente qualsiasi», come dice uno che ha assistito alle prove. E’ attento alle luci di scena. E ai microfoni: «Mi sento stretta la voce», ha detto una volta. E lavora in sintonia litigarella con Claudia Mori. E pensate: loro due erano insieme a pochi passi da qui, al teatro del Casino, proprio al tempo di Chi non lavora, quarantadue anni fa. Se non la più bella, sicuramente è la più longeva coppia artistico sentimentale del mondo. Lui improvvisa. Lei lo segue, qualche volta lo tampona, raramente lo blocca. E va avanti così da sempre. Forse per questo chi assiste di sfuggita alle prove dell’apparizione più attesa dell’anno, si trova di fronte un artista che ha 74 anni ma sembra un ragazzino, imprevedibile ed entusiasta com’è.
Nel Sanremo del 1970, uno spettatore gli gridò Adriano sei unico. E lui rispose: «Lo so». Risate. Tanti anni dopo, qui all’Ariston riprova a dare un senso a quella battuta. Esternando come suo solito, e vabbé. Ma anche cantando. E questo, dopotutto, non sarà un dettaglio da poco.
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