«Centrale del latte svenduta dalla sinistra»

La vendita, ma sarebbe meglio dire svendita, della centrale del latte di Roma è stato l’affare del secolo. Polemizza il deputato del PdL Marco Marsilio che accusa le passate giunte capitoline di sinistra aver fatto solo del male alle casse comunali. «La sentenza del Consiglio di Stato ha dimostrato senza dubbio che le giunte di sinistra che hanno guidato il Comune - si legge in un comunicato - hanno svenduto la centrale del latte a un prezzo irrisorio e non hanno voluto difendere il Comune di Roma quando il primo acquirente, la Cirio, aveva rivenduto la centrale a Parmalat violando le clausole contrattuali e realizzando così l’affare del secolo».
«Il danno erariale e patrimoniale - afferma Marsilio - provocato al Comune di Roma da questo comportamento è gravissimo. Se il Campidoglio dovesse essere condannato a risarcirlo mi auguro che il sindaco Alemanno dia incarico all’Avvocatura comunale per rivalersi nei confronti dell’allora sindaco Rutelli, dell’allora assessore Lanzillotta e di tutta la giunta che ne condivise l’operato votando la delibera di vendita e successivamente approvando la transazione». «Ci sono voluti 12 anni - conclude Marsilio - ma la verità che An ha sempre proclamato in tutte le sedi è finalmente venuta a galla».
«In base alla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima la vendita della Centrale del Latte, avvenuta all’epoca del sindaco Rutelli, ci appare grave che ancora una volta la nostra Amministrazione dovrà pagare i danni per gli errori commessi da chi ci ha preceduto», aggiunge Federico Rocca, consigliere comunale del Pdl. «A farne le spese saranno la nostra Amministrazione e i romani - prosegue Rocca - ma forse sarebbe il caso che iniziassero a pagare tutti quegli amministratori e imprenditori che hanno sbagliato. Siamo stanchi di assumerci degli oneri per delle responsabilità che non dipendono da noi. Già all’epoca della svendita della centrale del latte, infatti, dicemmo quello che oggi, dopo tanti anni, il Consiglio di Stato ha sentenziato».
Infine la Coldiretti Lazio parla di «vicenda dal sapore di carta bollata e non certo di latte fresco». «Ora che la decisione del Consiglio di Stato ha dato ragione all’imprenditore Marco Lorenzoni - dichiara il presidente di Coldiretti Lazio, Gargano - si deve ricomporre quella volontà di prediligere il territorio laziale e l’interesse delle aziende zootecniche locali e che però aveva dovuto soccombere di fronte ai giochi di prestigio e agli appetiti di soggetti estranei al mondo della produzione del latte romano e laziale». «I numeri di questo comparto esprimono la potenzialità di un settore che, privato dell’identità della sua Centrale del latte, rischia di spianare ancora di più la strada e il palato dei romani al latte a lunga conservazione - conclude il comunicato della Coldiretti -. Nel Lazio si producono mediamente 3.900.000 quintali di latte l’anno, ma nella regione giungono ogni anno altri 4.650.000 quintali, tra latte e derivati, che non sono made in Italy che finiscono sugli scaffali della grande distribuzione organizzata che incassa fino al 400% del valore e non aiuta a distinguere il vero prodotto italiano dal falso.

Ora che la Centrale del Latte è tornata ai romani vi sono tutte le condizioni per costruire finalmente una filiera tutta agricola, tutta romana e laziale del latte con l’obiettivo di distinguere il prodotto locale e italiano da quello spacciato come tale che fa arricchire chi è estraneo al mondo agricolo e impoverisce il territorio. Le condizioni ci sarebbero tutte grazie anche al via libera da parte del Consiglio dei Ministri al disegno di legge sulle nuove norme per la valorizzazione dei prodotti provenienti dalla filiera corta e di qualità».

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