«Il golpe ai danni del Centro Sperimentale di Cinematografia in una commissione di mezza estate» così titolava il nuovo magazine online The Hollywood Reporter Roma, un articolo a firma del vicedirettore Boris Sollazzo che, qualche giorno fa, raccontava come nel Decreto Giubileo, quello per il 2025, fossero stati inseriti gli articoli di quattro deputati della Lega che ridisegnavano la struttura della scuola di eccellenza, non solo italiana, di cinema. In sostanza il disegno è di intervenire sulla struttura del Centro Sperimentale (Csc) abolendo il direttore generale e promuovendo invece il comitato scientifico che diventerà decisivo per la scelta dei dirigenti della Scuola Nazionale di Cinema e della Cineteca Nazionale. Saranno sempre sei, di nomina politica, con tre componenti espressi dal Ministero della Cultura, due dal Ministero dell'istruzione e del merito e uno dal Ministero dell'Economia. Per far questo bisognerà rinominare anche il Consiglio di amministrazione e dunque sarebbero giorni contati per l'attuale dirigenza probabilmente il vero obiettivo degli emendamenti con in testa la presidente Marta Donzelli, una produttrice molto stimata nell'ambiente che era pronta a gestire, nei due anni di mandato rimanenti, anche i fondi del Pnrr con l'apertura, alla pari delle altri capitali europee, di una vera sala cinematografica (il Fiamma di Roma) per la programmazione e la diffusione culturale della Cineteca Nazionale.
Di ieri, però, è la notizia che il Governo ha deciso di accantonare l'emendamento che «lottizzava» il centro. Ma la risposta del mondo del cinema non si era fatta attendere, con un appello a sostegno del Csc che ha già raggiunto le 600 firme, anzi ieri sera 601 con Nanni Moretti ultimo firmatario, praticamente tutto il nostro mondo del cinema (ma c'è anche Wim Wenders dalla Germania). Il comitato studentesco del Csc, che ha formato un presidio permanente, è in dialogo continuo con la politica.
I toni, nei giorni scorsi, si erano fatti drammatici, con il regista Marco Tullio Giordana che, su Repubblica, ha tirato in causa anche il fondatore del Centro Sperimentale: «Persino Mussolini, che lo creò, si rese conto che per renderlo prestigioso toccava rispettarlo». Ma gridare allo scandalo appare un po' surreale, come se la storia del Csc, alla pari di tutte le istituzioni culturali pubbliche, non sia stata sempre intimamente legata alla politica. Per inciso, tutte le nomine dirigenziali, anche quelle dell'attuale comitato scientifico, riportano la dicitura «incarico di stampo politico» e cioè dell'ex ministro della Cultura Franceschini.
Ora il tentativo di riorganizzare una fra le più antiche scuole di cinema del mondo non andrà avanti. Ciononostante sarebbe bello immaginare un presidio permanente per tenere fuori dalle istituzioni culturali la politica. Ma, s'intende, di qualsiasi colore.
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