
Avvio di settimana da incubo per le Borse europee, che estendono il tracollo che già le aveva portate venerdì a chiudere la peggiore ottava dal marzo 2020. La guerra commerciale voluta dall'amministrazione Trump, la risposta della Cina e i conseguenti timori per l'economia che hanno portato molti analisti a rivedere al rialzo le probabilità di recessione stanno spingendo gli investitori a lasciare l'azionario per cercare rifugio sui titoli di Stato e altri asset considerati sicuri.
Dopo una mattinata in rosso nel pomeriggio i listini hanno iniziato una strana fibrillazione. Tutto è iniziato quando Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale degli Stati Uniti ha detto a Bloomberg che il presidente starebbe considerando una pausa dei dazi di 90 giorni ad eccezione della Cina. Dopo la notizia i listini hanno virato verso l'alto, con un rimbalzo di Wall Street. Subito dopo, però pezzi dell'amministrazione Trump hanno detto che la voce di una pausa sarebbe una "fake news" e i listini sono tornati in negativo.
Per le Borse europee si è trattata della terza seduta consecutiva pesantemente negativa. A Milano, in Piazza Affari l'indice Ftse Mib ha concluso in ribasso del 5,18% a 32.853 punti. Le principali borse europee seguono sulla falsa riga: il Dax di Francoforte a -4,37%, il Ftse 100 di Londra a -4,48% e il Cac 40 di Parigi a -4,78%.
Solo oggi le borse europee hanno bruciatoi oltre 683 miliardi di euro di capitalizzazione. Sommato a quello delle due giornate precedenti, il saldo complessivo è pari a un rosso di 1.924 miliardi di euro. Oggi l'indice paneuropeo Stoxx 600 ha lasciato sul campo il 4,5% a 473,99 punti, esprimendo una capitalizzazione di 14.498 miliardi di euro, al di sotto dei 14.525 miliardi di inizio anno.
Nel week end anche Bill Ackman, fondatore del fondo Pershing Square e noto sostenitore del tycoon, ha dichiarato che il mondo rischia "un inverno nucleare economico", auspicando che la Casa Bianca metta in pausa le tariffe per 90 giorni e negozi accordi commerciali con i paesi partner mentre Goldman Sachs a tagliato a +0,5% da 1% la stima (tendenziale) di Pil Usa nel IV trimestre 2025 e alzato al 45% la probabilità di una recessione nell'anno.
Sul valutario, l'euro vale 1,1043 dollari da 1,0980 venerdì in chiusura, mentre il mercato inizia a mettere in conto un nuovo taglio dei tassi Fed già a maggio. La moneta unica vale anche 160,27 yen (da 160,25), mentre il rapporto dollaro/yen è a 145,09 (da 145,92).
Ancora in caduta il prezzo del petrolio, con il Wti per maggio in calo del 3,61% a 59,75 dollari al barile e Brent con scadenza giugno in discesa del 3,46% a 63,30 dollari. Cede il 6,4% a 34 euro al megawattora il gas naturale ad Amsterdam. Le vendite raggiungono anche l'oro, segno che gli investitori preferiscono realizzare anche parte dei guadagni messi a segno dal metallo giallo, spingendo il lingotto ai minimi da tre settimane e mezza. La consegna spot cede lo 0,75% a 3.014,02 dollari l'oncia dopo essere arrivata a perdere l'1%. Bitcoin in calo del 5% a 74.971 dollari, toccando i minimi da inizio novembre 2024 e azzerando tutti i guadagni messi a segno dalla nomina di Trump a presidente degli Stati Uniti.
L'onda lunga della guerra commerciale avviata dagli Usa si abbatte anche sui mercati obbligazionari europei determinando un flight-to-quality che premia i Bund tedeschi. Nelle prime battute lo spread, il differenziale di rendimento tra il BTp decennale italiano e il pari scadenza tedesco, si attesta a 131 punti base, con un balzo di 12 centesimi rispetto ai 119 punti del closing dello scorso venerdì. La performance è l'esito più del calo del rendimento del Bund tedesco, che vede il suo rendimento scendere di 10 punti al 2,47%, che dell'aumento del rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato una prima posizione al 3,78% rispetto al 3,75% del riferimento della vigilia. Da segnalare che il BTp decennale italiano è in controtendenza sul circuito secondario rispetto ai titoli di Stato di Francia, Germania e Spagna, che, seppur con scarti diversi, segnano tutti sensibili cali.
Le Borse cinesi affondano sui timori di una guerra commerciale e della recessione dopo i controdazi di Pechino al 34% su tutti i beni importati dagli Usa in risposta alle tariffe di Donald Trump: l'indice Composite di Shanghai cede il 7,34%, a 3.096,58 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 10,79%, a quota 1.777,37. I listini hanno una debole reazione nel finale anche di fronte all'annuncio secondo cui il fondo sovrano cinese Central Huijin ha aumentato ancora le sue partecipazioni, e continuerà a farlo in futuro, di fondi indicizzati aperti (Etf) negoziati in Borsa allo scopo di favorire il funzionamento stabile dei mercati di capitali.
Nonostante gli evidenti effetti negativi su tutte le Borse, anche quella americana, il presidente degli Stati Uniti continua a tenere alti i toni: "Questa settimana ho parlato con molti europei, asiatici, in tutto il mondo. Stanno morendo dalla voglia di fare un accordo" sui dazi. E poi sui crolli delle Borse senza paura afferma: "A volte è necessario assumere farmaci per curarsi". Infine, ancora una volta, Trump torna a parlare dei Paesi Ue: "L'Europa ha fatto una fortuna con noi. L'Europa ci ha trattato molto molto male" ma "stanno venendo al tavolo. Vogliono parlare, ma non si parla se non ci pagano un sacco di soldi su base annuale".
The Donald poi ha scritto: "I prezzi del petrolio sono in calo, i tassi di interesse sono in calo (la Fed, sempre lenta, dovrebbe tagliare i tassi!), i prezzi dei prodotti alimentari sono in calo. Non c'è inflazione e gli Stati Uniti, sfruttati da anni, stanno incassando miliardi di dollari a settimana dai Paesi sfruttatori grazie ai dazi già in vigore".
Nel pomeriggio è arrivato un nuovo duro affondo del presidente Usa contro la Cina, direttamente tramite il suo social Truth: "La Cina ha emesso dazi ritorsivi del 34%, oltre ai già record storici dei suoi dazi, ai dazi non monetari, ai sussidi illegali alle aziende e alla massiccia manipolazione della valuta a lungo termine, nonostante il mio avvertimento che qualsiasi paese che si ritiri contro gli Stati Uniti emettendo ulteriori dazi". "Se la Cina", ha aggiunto, "non ritirerà l'aumento del 34% sopra gli abusi commerciali a lungo termine già in atto entro domani, 8 aprile 2025, gli Stati Uniti imposteranno ulteriori dazi sulla Cina del 50%, con effetto dal 9 aprile. Inoltre, tutte le trattative con la Cina relative alle loro richieste di incontri con noi saranno terminate! Le negoziazioni con altri paesi, che hanno anch'essi richiesto incontri, inizieranno immediatamente. Grazie per l'attenzione a questa questione!».
Intanto la Cina chiede a gran voce l’apertura di un negoziato con la Casa Bianca. "Il mercato ha parlato", dicono da Pechino, respingendo i dazi di Trump e chiedendo a Washington una «consultazione paritaria» dopo che le ultime restrizioni statunitensi al commercio hanno fatto crollare i mercati globali. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun, con un messaggio su Facebook nel fine settimana è intervenuto che «adesso è il momento che gli Stati Uniti smettano di agire in modo sbagliato e risolvano le divergenze con i partner commerciali attraverso una consultazione paritaria».
Il 4 aprile, la Cina ha risposto con dazi del 34 per cento alle ultime barriere all'interscambio poste da Washington. Il 2 aprile, Trump ha annunciato un nuovo dazio del 34 per cento sulle importazioni cinesi, che si aggiunge alla tassa del 25 per cento applicata in precedenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.