
Avvio di settimana da incubo per le Borse europee, che estendono il tracollo che già le aveva portate venerdì a chiudere la peggiore ottava dal marzo 2020. La guerra commerciale voluta dall'amministrazione Trump, la risposta della Cina e i conseguenti timori per l'economia che hanno portato molti analisti a rivedere al rialzo le probabilità di recessione stanno spingendo gli investitori a lasciare l'azionario per cercare rifugio sui titoli di Stato e altri asset considerati sicuri. A Piazza Affari il Ftse Mib cede il 4,42% ma il bilancio potrà essere ancora peggiore quando tutti i titoli riusciranno ad aprire: al momento un quarto del paniere ancora non ha fatto segnare un primo prezzo.
Wall Street apre con un rosso importante. Il Dow Jones arretra del 2,77%, il Nasdaq lascia sul terreno il 3,89%, lo S&P 500 cede il 3,13%. Sul fronte europeo Parigi perde il 3,83%, Francoforte il 3,65% e Madrid il 4,41%. Nel week end anche Bill Ackman, fondatore del fondo Pershing Square e noto sostenitore del tycoon, ha dichiarato che il mondo rischia "un inverno nucleare economico", auspicando che la Casa Bianca metta in pausa le tariffe per 90 giorni e negozi accordi commerciali con i paesi partner mentre Goldman Sachs a tagliato a +0,5% da 1% la stima (tendenziale) di Pil Usa nel IV trimestre 2025 e alzato al 45% la probabilità di una recessione nell'anno.
Tornando ai titoli milanesi, pesanti le perdite delle banche: Bper Banca -5%, Bca Pop Sondrio -5,92, Mps -6,21%, Mediobanca -5,58%, Intesa Sanpaolo -6,52%. Male anche Iveco Group (-6,23%) e Stellantis (-6,93%).
Sul valutario, l'euro vale 1,1043 dollari da 1,0980 venerdì in chiusura, mentre il mercato inizia a mettere in conto un nuovo taglio dei tassi Fed già a maggio. La moneta unica vale anche 160,27 yen (da 160,25), mentre il rapporto dollaro/yen è a 145,09 (da 145,92).
Ancora in caduta il prezzo del petrolio, con il Wti per maggio in calo del 3,61% a 59,75 dollari al barile e Brent con scadenza giugno in discesa del 3,46% a 63,30 dollari. Cede il 6,4% a 34 euro al megawattora il gas naturale ad Amsterdam. Le vendite raggiungono anche l'oro, segno che gli investitori preferiscono realizzare anche parte dei guadagni messi a segno dal metallo giallo, spingendo il lingotto ai minimi da tre settimane e mezza. La consegna spot cede lo 0,75% a 3.014,02 dollari l'oncia dopo essere arrivata a perdere l'1%. Bitcoin in calo del 5% a 74.971 dollari, toccando i minimi da inizio novembre 2024 e azzerando tutti i guadagni messi a segno dalla nomina di Trump a presidente degli Stati Uniti.
L'onda lunga della guerra commerciale avviata dagli Usa si abbatte anche sui mercati obbligazionari europei determinando un flight-to-quality che premia i Bund tedeschi. Nelle prime battute lo spread, il differenziale di rendimento tra il BTp decennale italiano e il pari scadenza tedesco, si attesta a 131 punti base, con un balzo di 12 centesimi rispetto ai 119 punti del closing dello scorso venerdì. La performance è l'esito più del calo del rendimento del Bund tedesco, che vede il suo rendimento scendere di 10 punti al 2,47%, che dell'aumento del rendimento del BTp decennale benchmark che ha segnato una prima posizione al 3,78% rispetto al 3,75% del riferimento della vigilia. Da segnalare che il BTp decennale italiano è in controtendenza sul circuito secondario rispetto ai titoli di Stato di Francia, Germania e Spagna, che, seppur con scarti diversi, segnano tutti sensibili cali.
Le Borse cinesi affondano sui timori di una guerra commerciale e della recessione dopo i controdazi di Pechino al 34% su tutti i beni importati dagli Usa in risposta alle tariffe di Donald Trump: l'indice Composite di Shanghai cede il 7,34%, a 3.096,58 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 10,79%, a quota 1.777,37. I listini hanno una debole reazione nel finale anche di fronte all'annuncio secondo cui il fondo sovrano cinese Central Huijin ha aumentato ancora le sue partecipazioni, e continuerà a farlo in futuro, di fondi indicizzati aperti (Etf) negoziati in Borsa allo scopo di favorire il funzionamento stabile dei mercati di capitali.
Nonostante gli evidenti effetti negativi su tutte le Borse, anche quella americana, il presidente degli Stati Uniti continua a tenere alti i toni: "Questa settimana ho parlato con molti europei, asiatici, in tutto il mondo. Stanno morendo dalla voglia di fare un accordo" sui dazi. E poi sui crolli delle Borse senza paura afferma: "A volte è necessario assumere farmaci per curarsi". Infine, ancora una volta, Trump torna a parlare dei Paesi Ue: "L'Europa ha fatto una fortuna con noi. L'Europa ci ha trattato molto molto male" ma "stanno venendo al tavolo. Vogliono parlare, ma non si parla se non ci pagano un sacco di soldi su base annuale".
The Donald poi ha scritto: "I prezzi del petrolio sono in calo, i tassi di interesse sono in calo (la Fed, sempre lenta, dovrebbe tagliare i tassi!), i prezzi dei prodotti alimentari sono in calo. Non c'è inflazione e gli Stati Uniti, sfruttati da anni, stanno incassando miliardi di dollari a settimana dai Paesi sfruttatori grazie ai dazi già in vigore".
Intanto la Cina chiede a gran voce l’apertura di un negoziato con la Casa Bianca. "Il mercato ha parlato", dicono da Pechino, respingendo i dazi di Trump e chiedendo a Washington una «consultazione paritaria» dopo che le ultime restrizioni statunitensi al commercio hanno fatto crollare i mercati globali. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun, con un messaggio su Facebook nel fine settimana è intervenuto che «adesso è il momento che gli Stati Uniti smettano di agire in modo sbagliato e risolvano le divergenze con i partner commerciali attraverso una consultazione paritaria».
Il 4 aprile, la Cina ha risposto con dazi del 34 per cento alle ultime barriere all'interscambio poste da Washington. Il 2 aprile, Trump ha annunciato un nuovo dazio del 34 per cento sulle importazioni cinesi, che si aggiunge alla tassa del 25 per cento applicata in precedenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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