Serena Coppetti
Con quella cerata gialla Giovanni Soldini (nella foto a destra) ha attraversato l'Oceano. Ha vinto l'Around Alone, la regata in solitario intorno al mondo. E mentre arrivava primo, ha pure salvato la navigatrice Isabelle Autissier che era naufragata. Era il 1999. La cerata gialla oggi non è (più) solo un pezzo del museo della Fila a Biella, ma segna la rotta di un'altra traversata. Di tutt'altro tipo, ma pur sempre una gran bella sfida: traghettare lo storico brand sportivo nel mondo del fashion. La scommessa se la stanno giocando da un paio di anni i direttori creativi Antonino Ingrasciotta e Joseph Graesel, consapevoli di avere tra le mani un marchio che ha alle spalle 100 anni di storia. Anzi di grandi storie. Vissute soprattutto (ma non solo) sui campi da tennis. Panatta, Bertolucci e poi Björn Borg che con quella «F» stampata sul petto vince 5 titoli a Wimbledon tanto per dire. Quando nelle case degli italiani si accende la prima televisione a colori, Fila per la prima volta, tinge col blu e il rosso anche l'abbigliamento da tennis fino ad allora solo e soltanto bianco. Poi c'è la montagna con Messner, lo sci con Stenmark e Tomba, il golf con Tom Watson... l'elenco è lungo e siamo solo agli anni '70. Ora l'azienda, saldamente nelle mani dal 2007 del coreano Gene Yoon, punta alle passerelle. «Funzionalità, autenticità e tecnica restano intatti - spiega Ingrasciotta - ma poi abbiamo l'abbiamo fusi col fashion».
La giacca di Soldini è diventata un pezzo di sfilata.
In giallo, ma anche in bianco o nero, e anche trasformato gilet con tasche zip e cordini. Il costume diventa un abito da sera, con un pareo in chiffon di seta... «Il futuro rilegge il passato» racconta il designer. Ma con quella giacca che ha vinto la transoceanica è pronta ad andare lontano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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