La Cgil s’indigna per i modelli in vetrina «Tredici ore in mostra sono troppe»

Le vetrine di un grande magazzino di Milano si animano con la presenza di modelli in carne e ossa in tenuta da spiaggia e la Cgil, il maggiore sindacato italiano, scende sul piede di guerra sventolando le bandiere della mercificazione del corpo umano e del decoro. Roba di altri tempi e del grande caldo che negli ultimi giorni ha messo a dura prova l’equilibrio dei milanesi che peraltro sono avvezzi a simili performance.
Basta fare qualche passo in centro città ed ecco che all’ingresso di Abercrombie&Fitch, un altro mega store, stazionano a torso nudo, depilati e abbronzati, con tanto di infradito, bellissimi ragazzi pronti a farsi immortalare con i clienti La trovata è vecchia di anni. Ma questa volta al sindacato, la cui sede è a due passi dal grande magazzino Coin sotto accusa, è saltata la mosca al naso e la questione delle vetrine animate è stato solo un pretesto per polemizzare sull’orario di lavoro. Secondo il sindacato, la vetrina attrezzata come una spiaggia con tanto di ragazzo e ragazza in costume per pubblicizzare dei prodotti è «all’insegna del corpo in vetrina e della mercificazione. Non è certamente con queste scelte pubblicitarie che si costruisce una città che vuole essere modello di modernità e futuro». La critica non riguarda solo la vetrina di Coin in piazza Cinque Giornate, ma anche l’orario di lavoro in tutto il gruppo.

Che, per la Cgil, «dimostra di non aver nessun rispetto per le persone in quanto da tempo ha introdotto unilateralmente un orario di lavoro con pausa pranzo di tre ore e mezza che costringe i lavoratori a rimanere fuori casa per circa 13 ore al giorno». Non è passato neppure un giorno e i ragazzi che stazionavano in vetrina comunque sono spariti.

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