La Cgil va alla guerra? Quelli che vogliono bloccare il Paese...

La leader della Cgil: "La filosofia del governo è sbagliata. Si dà il messaggio che bisogna licenziare. L'opposto di quello che serve. Abbiamo un governo incapace di agire e capace solo di prendere ordini"

La Cgil va alla guerra? Quelli che vogliono bloccare il Paese...

Roma - Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi torna a parlare delle nuove norme sull'occupazione, dopo la lettera sulle riforme inviata dal governo italiano all'Unione europea, e già i sindacati dichiarano guerra. L'articolo 8 della manovra economica, nelle scorse settimane, aveva suscitato le polemiche da parte dei sindacati. La norma non è stata accettata soprattutto dalla Cgil perché secondo il sindacato della Camusso favorirebbe i licenziamenti. Ma Sacconi respinge ogni accusa e tira dritto: "L’Italia ha regole troppo rigide sui licenziamenti. Qualcuno dismetta l’abito ideologico. Mi riferisco ai licenziamenti: siamo l’unico paese al mondo che ha regole così rigide. Parlare di licenziamenti facili è una brutta sintesi. Lo scopo delle misure che ci sono state chieste e su cui ci siamo impegnati è accrescere l’occupazione", ha affermato il ministro. Ma i sindacati non accettano le rassicurazioni del ministro.

"Si tratta di norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano. Misure da incubo più che libro dei sogni. Il sindacato reagirà con la forza necessaria. Se l’obiettivo è assumere e non licenziare il governo mandi subito una raccomandata urgente a Bruxelles dicendo che si è sbagliato. Il sindacato, reagirà con la forza necessaria per non far varare queste norme ingiuste". Così ha risposto al ministro del Welfare il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni, e Susanna Camusso, segretario generale della Cgil parla di un "ennesimo attacco sui licenziamentie propone un’iniziativa di mobilitazione unitarià". Sulla stessa linea anche la Cisl. Raffele Bonanni giudica le riforme sul lavoro come "un'istigazione alla ribellione", e aggiunge: "Andremo allo sciopero se il governo dovesse modificare l’assetto dei licenziamenti senza il consenso delle parti sociali".

A Sky Tg24 la Camusso rincara la dose: "Questo governo sta cercando di attaccare l’articolo 18 da una parte e dall’altra e di ridurre gli ammortizzatori sociali. Il tema vero - ha aggiunto in merito alla lettera inviata dall’Italia all’Ue - è che la filosofia del governo è sbagliata. Si dà il messaggio che bisogna licenziare. In pratica l’opposto di quello che serve. Abbiamo un governo incapace di agire e capace solo di prendere ordini. E poi vorrei sapere - si domanda con sarcasmo - qual è il paese che in Europa fa operazioni di questo tipo. La cosa concreta è che il paese ha bisogno di crescere e di ridurre l’area della precarietà. E si fa garantendo diritti, non togliendoli".

Il ministro Sacconi puntualizza che il governo sta assumendo degli impegni "relativi a una maggiore occupazione giovanile e delle donne" con contratti come "l’apprendistato, l’inserimento delle donne, il credito d’imposta per incentivare nuove assunzioni nel Mezzogiorno, favorire il tempo parziale per conciliare il tempo del lavoro e il tempo della famiglia".

Sul punto specifico dei licenziamenti per motivi economici, cioè quando un'azienda attraversa un periodo di crisi e di ristrutturazioni, Sacconi nega che ciò voglia dire facili licenziamenti. "Il provvedimento ha lo scopo di incoraggiare maggiori assunzioni: in tempi incerti - spiega il ministro - una impresa sarà incoraggiata ad assumere se sa che nel momento in cui le cose vanno male può rapidamente riorganizzarsi.

Al contempo abbiamo preso anche l’impegno a rendere più efficiente il sistema degli ammortizzatori sociali, senza uscire dal solco della nostra tradizione che è quella di un Paese che cerca di proteggere coloro che sono vittime di programmi di riorganizzazione produttiva".  E sul futuro del lavoro in Italia il ministro ha le idee chiare: "L’obiettivo principale rimane non licenziare ma creare più lavoro".

 

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