"Change" e "Yes we can"? Ormai sono superati... Obama cerca uno slogan

Lo staff del presidente cerca un nuovo grido di battaglia. Prima, però, vuol conoscere il nome dello sfidante repubblicano. Sondaggi: Romney in difficoltà nel suo Michigan. C'è spazio per un nuovo candidato? SPECIALE ELEZIONI USA 2012

"Change" e "Yes we can"? Ormai sono superati... Obama cerca uno slogan
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Lo staff di Obama è a lavoro per individuare un nuovo slogan per la campagna elettorale. Una frase, o semplicemente due-tre parole che sintetizzino la corsa del presidente per il secondo mandato alla Casa Bianca. I fortunati "Yes we can" e "Change" ormai sono superati. Ci vuole qualcosa di fresco, che evochi il senso della sfida che prosegue, senza rinnegare ciò che è stato fatto ma, al contempo, evitando di aprire il fianco alle critiche dei repubblicani, che da tempo accusano il presidente di non aver mantenuto le promesse. Un lavoro tutt'altro che facile. Lo stratega della comunicazione di Obama, David Axelrod, ripete che il "cambiamento" è ancora buono come concetto, perché "anche queste elezioni hanno a che fare con la speranza e il cambiamento". Ma c'è il rischio che gli elettori pensino a una minestra riscaldata e, quindi, se non sono così soddisfatti dalla "pietanza" consumata negli ultimi 4 anni, preferiscano cambiare cuoco.

L'unica certezza: prima serve lo sfidante

Lo slogan definitivo di Obama, quello che sarà ripetuto migliaia di volte e servirà da passaparola coast to coast, quasi di sicuro non arriverà finché i Repubblicani non avranno trovato il loro candidato. Perché le "parole d'ordine" vanno modulate tenendo conto anche degli avversari: trovarsi di fronte il "moderato" Mitt Romney è profondamente diverso dal dover fronteggiare l'ultraconservatore Rick Santorum.

Anche i candidati repubblicani hanno i loro slogan. "Ricostruiamo il sogno americano" è quello di Newt Gingrich, "Credi nell’America" è quello di Romney. Axelrod li boccia: "Sono cupi e opprimenti". Lui, però, è di parte...

Bill Gates sta con Obama

Il fondatore della Microsoft ha partecipato a un evento, a Seattle, organizzato dal miliardario Jeff Brotman: c'erano 65 persone che per partecipare avevano sborsato, a testa, 17.900 dollari. Obama ha preso la parola e ha indicato proprio Bill Gates come punto di riferimento della sua politica fiscale, basata sulla progressività del sistema di tassazione: "Se siete d’accordo con mister Gates, nella necessità di avere un approccio. bilanciato, beh, allora tutte le biglie sono al loro posto".

Repubblicani, l'ipotesi di mister X

Se il 28 febbraio Mitt Romney dovesse perdere anche in Michigan, lo stato dov'è nato e dove suo padre ha fatto il governatore, per lui le cose si metterebbero davvero male. I sondaggi lo danno indietro rispetto a Santorum. Che però non ha né i soldi né l'organizzazione per portare avanti fino in fondo una campagna elettorale efficace. C'è il rischio, dunque, di una "brokered convention", una convention a cui nessun candidato è in grado di raggiungere 1.144 delegati necessari per la nomination. E allora cosa accadrebbe? I delegati dovrebbero trovare un candidato su cui far convergere i propri voti. Ma per evitare il rischio di una candidatura troppo debole, frutto di un compromesso in extremis, c'è chi torna a proporre l'idea, circolata già diverse volte, di un nome nuovo da lanciare nella mischia. I più accreditati sono Mitch Daniels, governatore dell’Indiana, e Chris Christie, del New Jersey. Oppure l’ex numero uno della Florida, Jeb Bush, o il deputato Paul Ryan, autore di un piano economico apprezzato dai repubblicani.

Tutti e quattro finora hanno fatto un passo indietro, ma se a chiederlo fosse il partito... Al momento questa è solo fantapolitica. L'unica certezza è che le primarie vanno avanti.

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