Quelli che ci fanno le scarpe Esclusive, a mano e su misura

I veri artigiani del settore sono rimasti in pochi. Tra loro anche il nipote di Primo Carnera

La scarpa fatta a mano, su misura, è un oggetto del desiderio che va scomparendo. Sono pochi gli artigiani che la costruiscono ancora pezzo per pezzo muniti solo di pelli, colla e martelli. Il costo del manufatto è molto alto e poi molti ripiegano sul «ready to wear» di lusso, esportandolo in tutto il mondo.GEORGE CLEVERLEY«A Londra siamo rimasti in quattro a confezionare scarpe completamente a mano: John Lobb, Foster & Son, James Taylor e noi», dice un signore dalla tipica eleganza british e dal perfetto inglese che non tradisce le origini italiane. È John Carnera - nipote del mitico pugile Primo Carnera - titolare (con George Glasgow) di George Cleverley, un marchio mitico per gli appassionati delle scarpe fatte a mano. Mr. George (morto nel '91 a 94 anni) ha fatto le scarpe a Winston Churchill, Rodolfo Valentino, Charlie Chaplin, a tutta la famiglia reale e ha lasciato i suoi segreti nelle mani di Carnera e Glasgow, che poi hanno rilevato anche l'attività di Anthony Cleverley, personaggio eccentrico che lavorava in casa solo per pochi fortunati. Le scarpe di Cleverley hanno una linea affilata e una forma che nessun'altra calzatura ha. Il laboratorio si trova nella Royal Arcade, la piccola galleria che sbuca su Bond Street, e l'azienda produce dalle 300 alle 400 scarpe all'anno. Il Finacial Times ha eletto Cleverley miglior calzolaio su misura del mondo. «Costano dalle 600 alle 3mila sterline», dice Carnera, dipende dai modelli e dalle pelli. Le più care sono in coccodrillo o con accoppiamenti particolari come la lucertola e il camoscio».RIVOLTAA Milano, in via della Spiga, nel cuore del quadrilatero della moda, c'è l'atelier di Manuela e Fabrizio Rivolta, fiore all'occhiello della nostra industria calzaturiera su misura. Lusso sostenibile, qualità del prodotto, tecnologia «trasparente» sono i cavalli di battaglia di Rivolta, che da tre anni ha aperto anche una linea di calzature pronte da far invidia alla linea «bespoke». Crea le scarpe rigorosamente a mano, Rivolta, ma si appoggia anche alla tecnologia utilizzando, per primo, uno scanner in 3D e un configuratore interattivo multitouch che permette di prendere le misure (perfette) del piede anche a distanza. Poi il modello verrà elaborato dagli artigiani con accorgimenti particolari come il «contrafforte» in cuoio (mentre molti utilizzano la plastica) o il sostegno tra tacco e suola in legno di frassino per garantire la flessibilità, mentre molti nella produzione industriale utilizzano il ferro. La lavorazione è accuratissima, con uso di pelli pregiate come i vitelli francesi, i camosci inglesi e le culatte americane per «declinare al meglio la scarpa inglese con un tocco di milanesità», come sottolineano i signori Rivolta, che stanno allargando il loro raggio d'azione agli Stati Uniti, alla Russia e ai Paesi asiatici.SCAFORAA Napoli c'è una piccola azienda, che originariamente era un laboratorio, che da dieci anni si è imposta come prestigioso marchio di tradizione artigianale e che si chiama Scafora. Nel loro laboratorio, inutile dirlo, si fanno scarpe completamente fatte a mano con lavorazioni Bologna (la più flessibile) e (si fa per dire) economica, Good Year, Norvegese, Tirolese (la più strutturata, elaborata e costosa). «La nostra forza è un prodotto innovativo ma classico - dice Giuseppe Palmieri, che cura comunicazione, marketing e contatti con i clienti esteri dell'azienda -; la cura del prodotto è assoluta a cominciare dalla coloratura delle pelli naturali, dalla realizzazione delle anticature, dagli effetti di colore e dalla morbidezza che le distingue dalle scarpe seriali». Artigiano piccolo ma rigoroso Scafora (che produce anche scarpe su ordinazione), è in crescita sia sul su misura che sul pret a porter e si sta allargando anche sul mercato americano, soprattutto a New York.LATTANZI«Se mi offrissero 100 milioni di euro e mi proponessero di fare 150 paia di scarpe al giorno, io rifiuterei». È vulcanico Silvano Lattanzi, titolare dell'omonima azienda di calzature celebre in tutto il mondo, vulcanico come le sue scarpe che - rimanendo rigorosamente classiche - quest'anno sfruttano anche incredibili combinazioni tricolori. Dal 1971 si dedica a quello che lui definisce lusso estremo. «Le mie scarpe sono le più costose in assoluto, costano tre volte quelle degli altri, ma non abbasserò mai il prezzo, l'importante è il nome. Io vendo più all'estero che in Italia», infatti lavora anche di notte, quando clienti come Stallone lo chiamano dagli Usa. E poi lavora molto con il Giappone, la Russia, l'Estremo Oriente, gli Emirati Arabi, il Sudamerica. «Non posso fare sconti, ne andrebbe del buon nome del prodotto.

Lattanzi deve essere quello delle scarpe irraggiungibili, anche se si vendono più Ferrari che scarpe di Lattanzi». Lattanzi, che ha acquistato anche la storica calzoleria romana Gatto, ha un sogno. «Vorrei fare le scarpe a Berlusconi, per non far notare il rialzo nel tacco».

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