Quando è stato diramato il comunicato che annunciava la chiusura delle scuole, lo ammetto, non mi sono preoccupata troppo. Pensavo che fosse una cosa passeggera, che si sarebbe risolta in una o due settimane. Un'occasione, insomma, per stare a casa e rilassarmi.
In effetti nei primi giorni è stato così, ma dopo ho cominciato ad annoiarmi. Poi anche a preoccuparmi quando ho iniziato a capire la gravità dell'epidemia.Verso la seconda settimana di isolamento ho perso la cognizione del tempo, non avendo contatti con il mondo esterno, il trascorrere dei giorni veniva scandito solo dal comparire dei compiti sul registro elettronico. Mi sembrava di essere come i protagonisti dello Hobbit sperduti dentro Bosco Atro: disorientamento completo. È stato complicato organizzarsi, capire quali libri erano a scuola, quali a casa, ricordare quali esercizi dovevo inviare a ogni professore, per quale scadenza. Senza contare che mi toccava (e mi tocca anche adesso) fare anche un po' di sport, stile criceto sulla ruota (non posso uscire).
Quando è arrivata la notizia che avremmo cominciato a seguire le lezioni online ho tirato un sospiro di sollievo, primo perché in questo modo non saremmo rimasti troppo indietro con il programma e secondo perché in questi giorni carichi di preoccupazioni per il Covid-19 è rassicurante avere qualcosa di normale come la scuola. C'è voluto un po' di tempo (e parecchie crisi di nervi) per capire come funzionava Zoom, l'app che usiamo per le lezioni, ma ci ho preso la mano.
Mi sono collegata per la prima volta la prima domenica di marzo, per una prova generale, è stata un'emozione fortissima rivedere i miei compagni e i miei prof, (anche se da dietro uno schermo). Poi le lezioni sono diventate routine. Ma non è come in aula, tra connessioni che cadono e voci che si sovrappongono. Per fortuna qualche volta fa anche ridere. Come quando un mio compagno in una verifica si è dimenticato il correttore automatico... E le «cellule» del compito di scienze sono diventate «cellulite». Il che la dice lunga sui correttori automatici!
Nonostante sia bello poter andare a letto e svegliarmi quando voglio,
avere più tempo per i videogiochi e per leggere qualche libro, non vedo l'ora di tornare alla scuola vera. Insomma di uscire dalla «Selva oscura» (la citazione farà contenta la mia prof. di Italiano) del virus che ci isola.
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