Ma che ipocrisia sparare sul guascone Cassano

Fantantonio: "Froci in nazionale? Spero di no". E subito lo crocifiggono. Ci mancava solo Antonio Cas­sano che torna il mostro

Ma che ipocrisia sparare  sul guascone Cassano
Ci mancava solo Antonio Cas­sano che torna il mostro. Cattivo, ignorante, bul­lo. Altro?Ha detto la parola«fro­ci » in conferenza stampa e l’hanno attaccatoal muro.Ver­gogna, gli hanno urlato ieri e gli urleranno oggi. Ma perché? Ma di che? Qualcuno ha fatto una domanda su che cosa ne pensa dell’ipotesi che in Nazionale ci siano omosessuali. Ha risposto: «Spero di no». Oltraggio. Impal­linato per aver offeso soltanto il politicamente corretto. Perché questa è la verità: non ha vilipe­so alcuna persona, ma un’idea benpensante. Allora le associa­zioni gay indignate, i politici indi­gnati, gli opinionisti chic indignati, gli indignati di professione indigna­ti. Ops. I gay possono chiamarsi froci tra loro, ma se li chiama così qualcun altro è una molestia. Siamo seri, dai.

Siamo un Paese in cui si preferisce che uno dica le cose che pensano gli altri e non quelle che pensa lui. Meglio la falsi­tà. Cassano se ne frega di dire cose che non piacciono. Le pensa, le dice. La pro­va­è che non ha paura di esprimere dub­bi sulle scelte di chi lo paga: oltre alla fra­se sui gay ieri ha detto che il Milan, la sua squadra, sbaglia a vendere Thiago Silva. Coraggio questo. Mai visto un altro gio­catore che pubblicamente si espri­ma così. Gli altri glissano, non ri­spondono, si chiudono die­tro frasi fatte tipo «la società sa che cosa fare e sicura­mente farà bene ». Non si di­ca che non c’entra, perché c’entra. È altrettanto scorret­to che dire: «Se uno è gay sono problemi suoi».

Con quella insopportabile saccenza da italiani di serie A che bacchettano gli italiani di serie B,ieri c’è stato il tiro al pic­cione. Una banalità ben più sconvolgen­te della frase poco diplomatica che ha detto Cassano.L’hanno costretto a spie­garsi, a precisare quello che era chiaro già prima: «Non volevo offendere nessu­no e non voglio assolutamente mettere in discussione la libertà personale delle persone». Basterà? No. Perché è già mar­chiato. Perché hanno trovato la chiave di lettura raffinatamente vigliacca: «La verità è che Cassano parla come a Bari vecchia».

E questa non è un’offesa?Non è discrimi­nazione? Non è pregiudizio? Tutto ciò di cui è stato accusato ieri Tonino è stato utilizzato per una vita contro di lui: insul­tato e deriso per il suo modo di esprimer­si, per il suo accento, per il suo terroni­smo. Ieri l’hanno definito incivile.Capi­to? Incivile.Poi cavernicolo. Un’esagera­zione, una testimonianza di arretratez­za più della frase che ha detto Cassano.

Nessuno che riconosca all’altro la liber­tà di dire ciò che vuole, ma tutti tolleran­ti verso i soprusi, le ingiustizie, le volgari­tà vere. Gira ancora quella sciocchezza apocalittica del calciatore che deve dare l’esempio agli altri. È l’autoassolu­zione di famiglia, scuola, educa­tori vari. È la delega della re­sponsabilità a chi deve esse­re responsabile solo di butta­re una palla in porta. I gioca­tori trasformati in maestri di vita per comodità. Spariamo addosso a Cassano, ma accettia­mo che Nichi Vendola lo offenda, che gli dica che è un ignorante e che de­ve leggere qualche libro in più. Il gover­natore gli rinfaccia la ricchezza per solle­ticare gli istinti dei moralisti, quelli che pensano che i calciatori miliardari siano lo specchio della società corrotta e im­morale.

Perché parla Vendola, poi? In quanto pugliese? In quanto gay? In quanto pugliese e gay? Cassano non pre­tende che gli altri la pensino come lui. Di­ce solo quello che pensa, senza la prete­sa che sia giusto. Quelli che lo attaccano, invece, vorrebbero che lui dicesse ciò che pensano loro. Ipocriti e felici, come sempre, da sempre.

Twitter:@giudebellis

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