Siamo un Paese in cui si preferisce che uno dica le cose che pensano gli altri e non quelle che pensa lui. Meglio la falsità. Cassano se ne frega di dire cose che non piacciono. Le pensa, le dice. La provaè che non ha paura di esprimere dubbi sulle scelte di chi lo paga: oltre alla frase sui gay ieri ha detto che il Milan, la sua squadra, sbaglia a vendere Thiago Silva. Coraggio questo. Mai visto un altro giocatore che pubblicamente si esprima così. Gli altri glissano, non rispondono, si chiudono dietro frasi fatte tipo «la società sa che cosa fare e sicuramente farà bene ». Non si dica che non c’entra, perché c’entra. È altrettanto scorretto che dire: «Se uno è gay sono problemi suoi».
Con quella insopportabile saccenza da italiani di serie A che bacchettano gli italiani di serie B,ieri c’è stato il tiro al piccione. Una banalità ben più sconvolgente della frase poco diplomatica che ha detto Cassano.L’hanno costretto a spiegarsi, a precisare quello che era chiaro già prima: «Non volevo offendere nessuno e non voglio assolutamente mettere in discussione la libertà personale delle persone». Basterà? No. Perché è già marchiato. Perché hanno trovato la chiave di lettura raffinatamente vigliacca: «La verità è che Cassano parla come a Bari vecchia».
E questa non è un’offesa?Non è discriminazione? Non è pregiudizio? Tutto ciò di cui è stato accusato ieri Tonino è stato utilizzato per una vita contro di lui: insultato e deriso per il suo modo di esprimersi, per il suo accento, per il suo terronismo. Ieri l’hanno definito incivile.Capito? Incivile.Poi cavernicolo. Un’esagerazione, una testimonianza di arretratezza più della frase che ha detto Cassano.
Nessuno che riconosca all’altro la libertà di dire ciò che vuole, ma tutti tolleranti verso i soprusi, le ingiustizie, le volgarità vere. Gira ancora quella sciocchezza apocalittica del calciatore che deve dare l’esempio agli altri. È l’autoassoluzione di famiglia, scuola, educatori vari. È la delega della responsabilità a chi deve essere responsabile solo di buttare una palla in porta. I giocatori trasformati in maestri di vita per comodità. Spariamo addosso a Cassano, ma accettiamo che Nichi Vendola lo offenda, che gli dica che è un ignorante e che deve leggere qualche libro in più. Il governatore gli rinfaccia la ricchezza per solleticare gli istinti dei moralisti, quelli che pensano che i calciatori miliardari siano lo specchio della società corrotta e immorale.
Perché parla Vendola, poi? In quanto pugliese? In quanto gay? In quanto pugliese e gay? Cassano non pretende che gli altri la pensino come lui. Dice solo quello che pensa, senza la pretesa che sia giusto. Quelli che lo attaccano, invece, vorrebbero che lui dicesse ciò che pensano loro. Ipocriti e felici, come sempre, da sempre.Twitter:@giudebellis
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