Giulio Tremonti non è andato a Davos a discutere con i banchieri e con i loro controllori delle regole riguardanti i mercati finanziari. È andato a Sestola, località di montagna in provincia di Modena, a un raduno di sciatori, dove ha detto che occorrono regole per il credito, ma che queste non sono questioni tecniche, ma politiche; cioè spettano a chi è competente a fare le leggi: i governi e i parlamenti. La lezione di Tremonti è di grande importanza. Infatti non è accettabile che a Davos i grandi banchieri, che sono i responsabili principali della crisi, si riuniscano con i loro controllori, ossia i rappresentanti delle Banche centrali, per discutere le regole che li riguardano. Cioè a stabilire se vadano bene o meno le regole del presidente americano Barack Obama, che sono la tassazione dei debiti a breve scadenza contratti dalle banche, per finanziare operazioni diverse dal credito, come lacquisto e la vendita di titoli con contratti a termine, la separazione delle banche di credito da quelle che fanno attività di commercio di titoli e altre operazioni analoghe e la limitazione alle dimensioni dei grandi istituti. Cè anche la proposta di tassare i grossi bonus dei dirigenti delle banche o di vietare che siano erogati in denaro contante, e consentire solo quelli in opzioni sui titoli della banca medesima.
Essendo la parte in causa, è difficile che dai banchieri arrivino suggerimenti ottimali per i risparmiatori che portano loro il denaro o alle imprese e alle famiglie che si fanno concedere i prestiti, oppure al pubblico degli azionisti delle banche, che ne hanno sottoscritto le azioni e che si sono ritrovati spesso con un investimento svalutato. Quattro categorie non sono presenti a Davos: i contribuenti che pagano il costo della crisi, i risparmiatori che ricevono interessi irrisori in quanto le Banche centrali per agevolare gli istituti hanno portato il loro tasso di interesse vicino a zero, i clienti che fanno fatica a ottenere il credito e gli azionisti che vorrebbero che gli utili non andassero ai manager ma a loro, a cui si vogliono addossare le eventuali perdite. Ma queste quattro categorie costituiscono la grande maggioranza dei cittadini che pagano le imposte e che risparmiano, lavorano, fanno impresa e votano. Sono gli elettori, da cui dipendono il governo e il parlamento.
Tremonti ha perciò ragione di affermare che le regole per le banche le devono fare i politici, come rappresentanti degli elettori, verso cui sono responsabili. Egli afferma anche che non si tratta di questioni tecniche, ma politiche. E con questa espressione vuole riferirsi al fatto che a Davos, quale controparte dei banchieri, a discutere di regole bancarie ci sono i responsabili delle autorità che sovraintendono al credito e ai mercati finanziari, ossia i capi delle Banche centrali e del Fondo monetario internazionale. Questi importanti soggetti hanno il compito di applicare le regole. E per questo è attribuita loro lampia autonomia che li garantisce dalla interferenza dei politici. Ma essi non hanno il compito di fare le regole, bensì quello di applicarle. Dettare le regole e giudicare come applicarle nel caso singolo, nel sistema di economia di mercato e di libertà democratiche, sono compiti del tutto distinti, sia per quanto riguarda la banca e la moneta, sia per quanto concerne i processi civili e penali. E ciò per due ragioni che si intrecciano. La prima è stata spiegata da Montesquieu con la teoria della divisione dei poteri e dal pensatore cattolico liberale Lord John Acton con la frase: «Il potere tende a corrompere, il potere assoluto corrompe in modo assoluto». Dunque i poteri vanno divisi in modo che ciascuno ne abbia solo una porzione. La seconda ragione, della distinzione tra i poteri, è spiegata dalla scienza economica, la quale avverte che ciascuno tende a fare il proprio interesse. Dunque non cè da aspettarsi che chi è chiamato ad applicare le regole, se autorizzato a dire come formularle, lo faccia a favore dei più, tenderà a farlo per il proprio vantaggio. E dunque chi deve applicare le regole, le vorrà il più discrezionali possibili in modo da avere maggior potere con minore impegno.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.