
Roberto Cenati, ormai ex presidente dell'Anpi di Milano, che giornata sarà per lei oggi?
«Importante, come sempre. Non rinuncio alle celebrazioni e al momento previsto alla Loggia dei Mercanti, che sarà toccato dal percorso con le autorità. Quel luogo, che mi sta a molto a cuore, è il mio cruccio. Ne ho denunciato il progressivo degrado, purtroppo inutilmente».
E parteciperà al corteo.
«Certo, nella manifestazione sarò vicino alla Comunità ebraica. Ricordo che il contributo degli ebrei alla Resistenza è stato notevole, più di mille hanno partecipato, nomi straordinari: Valiani, Terracini, Artom, torturato e ucciso, Giulio Bolaffi, e poi, primi antifascisti, i fratelli Rosselli».
Lei resta un esponente dell'Anpi, e come tale partecipa rendendo omaggio al ruolo degli ebrei nella Resistenza.
«Sì, un ruolo straordinario. Ho grande considerazione per questa storia, e per quella della Brigata ebraica. Ho sempre valorizzato questo contributo e intendo farlo anche stavolta».
Cosa pensa degli insulti alla Brigata ebraica?
«Chi insulta la Brigata Ebraica offende l'intero patrimonio storico della Resistenza».
Lei da quanto è nell'Anpi?
«Circa 40 anni. Sono entrato quando presidente era Tino Casali, per cui avevo grande stima. Poi Smuraglia, uomo eccezionale, di cui sono stato vicario. Poi sono stato presidente per 13 anni, dal 5 luglio 2011 - quando lui diventò presidente nazionale - al marzo 2024, per le dimissioni dovute a un contrasto con la segreteria nazionale dell'Anpi sul suo uso della parola genocidio per il 25 aprile».
Quale senso si deve dare alle celebrazioni?
«Dev'essere incentrato sulla ricorrenza e lasciare fuori le questioni di oggi, di carattere internazionale. Dev'essere una festa che unisce in nome di valori costituzionali. Chi ha combattuto per la libertà lottava per la libertà di tutti. Il 25 aprile deve incentrarsi su questi valori, su questa eredità.
La Resistenza fu un fenomeno complesso, e plurale, da approfondire e studiare ancora. Non va usata per dividere, in modo dogmatico, ma per unire nei valori della libertà e della democrazia. L'anno scorso purtroppo è stato uno dei peggiori della storia di Milano».
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