Oltre 3,1 milioni di euro, 90mila per ciascuno dei 35 residenti nella zona del Lazzaretto di via Lecco e Melzo che hanno fatto ricorso per danni psico-fisici e materiali provocati dalla «malamovida». É quanto rischia di pagare il Comune, ieri la giunta Sala ha approvato la costituzione in giudizio. Il ricorso è noto e risale al 30 gennaio 2023, nel mirino i rumori che secondo i ricorrenti «superano la normale tollerabilità». Il tribunale deciderà sulla richiesta di risarcimento ma nell'atto approvato dalla giunta viene contestato sia il difetto di giurisdizione (« la controversia dovrebbe essere dibattuta davanti al Tar») sia il «difetto di legittimazione passiva, non essendo il Comune responsabile dei fatti dannosi lamentati. La pretesa risarcitoria risulta, altresì, infondata poiché il Comune ha posto in essere atti e provvedimenti finalizzati a gestire il fenomeno movida assicurando, nel rispetto del quadro normativo, il miglior bilanciamento degli interessi coinvolti». I comitati non sono d'accordo.
Una seduta di giunta ieri con varie battaglie legali sul tavolo. Il Comune fa appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lombardia che ha di fatto annullato la gara d'appalto e quindi i lavori per la Magnifica Fabbrica della Scala, la nuova sede dei laboratori e depositi del teatro prevista al Parco della Lambretta. Il Tar l'11 novembre ha accolto il ricorso promosso dal Consorzio Cadel srl per «inaffidabilità dell'offerta», ritenuta al ribasso, e per «l'annullamento dell'aggiudicazione in favore di un altro operatore». Il direttore della Direzione Centrale Unica Appalti ha chiesto invece all'Avvocatura Comunale impugnare la sentenza in quanto «appare errata e contraddittoria sotto diversi profili».
La terza querelle viene promossa dalla giunta contro lo Stato, per ottenere dal Miur l'esecuzione della sentenza che ha annullato l'esclusione in graduatoria di due progetti presentati dal Comune per fondi del Pnrr. Il Ministero aveva attribuito i punteggi ed escluso dalla graduatoria i progetti per interventi di bonifica e demolizione dell'edificio di via Sant'Abbondio 27 e per la realizzazione di una nuova scuola materna in via Rimini.
Il Tar del Lazio aveva dato ragione al governo, il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza e poichè non è più materialmente possibile usare i fondi Ue, ha fissato il risarcimento pari alla stessa cifra richiesta per i lavori: sei milioni di euro. La sentenza è passata in giudicato, il Comune ha inviato due solleciti al Miur e, non avendo ricevuto soldi e riscontri. Ora propone ricorso per l'«ottemperanza».
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