Chiudersi in casa e lasciarsi morire

Con lo straordinario fenomeno giapponese Randy Taguchi - scrittrice quarantaseienne che da un decennio attira su di sé raggi e riflettori del Sol Levante - si è stabilito anche per noi un punto di contatto. È avvenuto grazie al cavetto traduttore innestato sulla sua Presa elettrica da Gianluca Coci, autore della versione italiana (appena pubblicata da Lain Fazi) del romanzo che in Giappone ha già ispirato un film e venduto oltre 800mila copie. Ma non è che pulviscolo, entropia, energia dispersa per la carica potente di questa autrice cult che ha già dato luce a una quindicina di titoli. La vera centrale da cui irradia il suo magnetismo, infatti, è il blog che la Taguchi inaugurò nei primi anni Novanta - all’epoca impiegata in una grossa agenzia pubblicitaria, aveva ben saputo valutare il formidabile potenziale comunicativo delle tecnologie multimediali - e che è tuttora seguitissimo.
Seguirla fin nei meandri aperti nei circuiti telematici, chi muove dalle nostre terre del sole ponente purtroppo non potrà: a eccezione ovviamente degli occidentali che sappiano decrittare caratteri e ideogrammi giapponesi. La sua Presa elettrica però è invece lì a favorire uno scioccante cortocircuito tra due culture tanto estranee, lontane e diverse. L’elettroshock è l’effetto più evidente dell’alta tensione che percorre da un capo all’altro tutto il libro: tra i poli opposti - positivo e negativo? - di amore e psiche, sesso e morte, occultismo e segreto disagio sociale, azzardi finanziari e audacie sciamaniche, spirito economico e spiritualità. Ma per capire dove mettere il segno più e dove il segno meno, meglio dare qualche indicazione di orientamento.
La corrente, nell’intrico di cavi della trama, si muove con la protagonista Yuki - giornalista finanziaria di Tokyo laureata in psicologia - dentro una tragedia familiare: il suicidio del fratello minore che si è lasciato morire di inedia ben «isolato» in casa da mesi ma steso a terra fra sparse spine da presa. Gira attraverso svariate (dis)avventure sessuali: la donna ha il potere di rigenerare e rigenerarsi - come una batteria che si autoalimenta - attraverso la forza dell’eros. E fluisce con l’ambiguo personaggio nel moto alterno e intermittente tra ambizioni di carriera e profetiche intuizioni da preveggente.


Se il giro di ricognizione dentro un impianto narrativo tanto fulminante lascia fili scoperti, accende scintille, illumina stralunate rivelazioni - come i sintomi dell’hikikomori, per esempio, nipponica nevrosi postmoderna che induce il malato a ritirarsi in casa per rannicchiarsi in se stesso e autorecludersi dal resto del mondo, o come il nesso arcaico di sessualità e superpoteri antico come l’Oriente -, se dà per giunta sensibili scosse elettriche, il dichiarato proposito dell’autrice sarà raggiunto.

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