Il cieco guida e la sorda parla al telefono Tutte le truffe dei malati immaginari Incredibile ma vero: a Napoli una famiglia di 20 persone viveva beatamente grazie alle indennità di accompagnamento. Risultavano tutti «inabili al lavoro»

Benvenuti nel club dei furbi. Di quelli che incassano a sbafo e che - se il colpo va bene - portano via anche la cassa. Il falso invalido, di solito, non opera mai da solo, ma è l’elemento terminale di una vasta organizzazione. C’è chi si fa «aiutare» dalla famiglia e chi invece «beneficia» del supporto organizzativo di vere associazioni criminali. La casistica delle truffe va al di là di qualsiasi immaginazione: si va dal finto pass per il parcheggio riservato agli handicappati, alla pensione di invalidità percepita senza averne nessun diritto. I professionisti dell’invalidità immaginaria riescono anche nel miracolo di tenere in vita i morti: basta non denunciare all’Asl la dipartita del proprio caro, ed ecco che il parente di turno continua a percepire indennizzi, rimborsi e risarcimenti per conto del defunto. Basta avere l’uomo giusto nell’ufficio giusto per certificare, con tanto di timbri, che quell’anziano che guida la moto è in realtà un «non vedente»; oppure che quella donna che fa la centralista ha un «fortemente deficit uditivo».

Una sordo che fa la centralinista e un cieco che fa il centauro? Sono solo due esempi dell’«antologia» di falsi invalidi scoperti negli ultimi anni dalle forze dell’ordine. In tanti, però, continuano ad operare impunemente. Smascherarli non è facile.

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