Paolo Marchi
nostro inviato a Torino
Se per noi italiani il dubbio su chi è stato il migliore della spedizione azzurra ai Giochi di Torino è tra Di Centa e Fabris, tra il faticatore della neve e il violinista del ghiaccio, ogni Paese ha i suoi eroi. Solo una persona, tra le migliaia presenti in Piemonte non può avere una risposta unica: il presidente del Cio, il belga Jacques Rogge. Come gran capo deve spaziare lungo lintero orizzonte. Certo che domenica ha fatto specie, soprattutto per noi italiani che eravamo sintonizzati su tuttaltre discipline e campioni, sentirlo indicare una canadese come prima sua grande atleta: «Questa Olimpiade ha proposto storie fantastiche, come quella di Cindy Klassen con le sue cinque medaglie nel pattinaggio velocità». Cindy che? Si è chiesto qualcuno in sala stampa. La Klassen per i media italiani è passata quasi inosservata. Cindy è una 26enne canadese nata a Winnipeg nellagosto del 1979, che da tempo si è trasferita a Calgary, sede dei Giochi dell88. Quattro anni fa a Salt Lake City passò per davvero quasi inosservata lontano dal suo sterminato e innevato Paese, bronzo nei tremila metri e medaglia di legno nel 1500 e nei cinquemila.
Disse prima che iniziasse Torino 2006: «Il mio obiettivo è vincere una medaglia anche in Italia». Non specificò il metallo, ma la stampa e i tifosi guardavano il suo palmarès e non le credevano. La Klassen, fervente credente della setta dei Mennoniti, ha conquistato tra il 2003 e il 2005 due coppe del mondo e tre titoli mondiali e ha stabilito sei record del mondo, bottino più che sufficiente perché la stampa canadese la nominasse miglior atleta donna del 2005.
Qui a Torino ha dato ragione a un esperto del Toronto Star, Randy Starkman, che la pronosticò sul podio in tutte e quattro le gare individuali: il 12 bronzo nei 3000, una settimana dopo argento nei 1000, quindi il 22 oro nei 1500 e il 25 di nuovo bronzo, nei 5000. Il quinto podio il 16, stella del Canada secondo nellinseguimento. E dire che nellottobre del 2003 tutto sembrava perso per lei, in tutti i sensi: «Mi stavo allenando, quando andai a sbattere contro un atleta cinese. La lama del pattino lacerò dodici tendini dellavambraccio destro, un nervo e unarteria. Domandai al primo allenatore che vidi sopra di me, se sarei morta. Lui mi rispose chiedendomi scusa perché mi avrebbe preso a sberle per farmi rimanere cosciente». Operata, da quellincidente non ha recuperato la sensibilità in due dita e ha perso un po di forza nella mano. Dopo quel taglio, di 10 cm, la mano destra ricorda un artiglio, claw in inglese. È stata così soprannominata «Claw-ssen».
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