The Blues Brothers, perché il film è diventato un cult?

The Blues Brothers è diventato negli anni un lungometraggio iconico e indimenticabile: ma a cosa si deve questo suo grande successo?

The Blues Brothers, perché il film è diventato un cult?

Uscito nel 1980 per la regia di John Landis e diventato in breve tempo un film cult, imprescindibile dalla cultura pop degli anni Ottanta e Novanta, The Blues Brothers è il lungometraggio che va in onda questa sera, alle 21.10, sul canale televisivo TwentySeven. Nel 1998 il film ebbe anche un sequel dal titolo The blues brothers - Il mito continua, che però non ebbe neanche lontanamente il successo del primo capitolo.

The Blues Brothers, la trama

Jake “Joliet” Blues (John Belushi) è un uomo che, dopo tre anni di reclusione, ha finalmente ottenuto la tanto agognata libertà. Sullo sfondo di una Chicago in continuo mutamento, c'è ad attenderlo suo fratello Elwood (Dan Aykroyd). I due si riuniscono e come primo "impegno" decidono di far visita a Suor Mary "Pinguina" Stigmata (Kathleen Freeman), che dirige l'orfanotrofio in cui i due sono cresciuti. La suora, però, non li accoglie con buone notizie, ma anzi si sfoga, parlando dei problemi economici che rischiano di avere ripercussioni gravi sull'orfanotrofio. In cerca di un'idea che possa aiutara la Madre Superiora, i due si dirigono alla chiesa di Cleophus James (James Brown) e qui vengono raggiunti da un proposito folle ma entusiasmante: ricreare la loro vecchia band musicale. Questa decisione sarà il prologo di un'avventura che porterà i fratelli a intraprendere un viaggio che li condurrà da personaggi eccentrici e pieni di talento, ma che metterà sulle loro tracce anche tutti coloro che hanno un conto da saldare con la vecchia "banda" Blues.

Perché è considerato un cult?

John Landis è, al pari di registi come Steven Spielberg o Robert Zemeckis, un metteur en scene che è stato in grado di regalare al pubblico numerosi lungometraggi diventati poi dei veri e propri cult. Basti pensare, ad esempio, a Una poltrona per due, che va in onda ogni Vigilia di Natale da oltre un decennio. Oppure si pensi a Un lupo mannaro americano a Londra o alla commedia Il principe cerca moglie. Sono tutte pellicole che sono riuscite in qualche modo a sconfiggere la prova del tempo, a entrare nell'immaginario collettivo e a riuscire a rimanere attuali pur essendo uscite al cinema trenta o quaranta anni fa. È il caso di The Blues Brothers, che ha debuttato in sala nel 1980 e continua ad essere uno dei film che i cinefili consigliano di vedere almeno una volta nella vita. Un film cult, appunto.

Bisogna prima di tutto considerare che quando il film ha fatto il suo debutto al cinema, i Blues Brothers erano già famosi sul suolo americano. Come si legge su Louder, infatti, John Belushi e Dan Aykroyd avevano già impersonato i personaggi, sebbene in maniera per così dire "aprocrifa" durante il Saturday Night Live, il famoso show televisivo incentrato sugli sketch comici. Soprattutto John Belushi era un volto estremamente noto ed estremamente apprezzato, che aveva regalato agli americani prima e al resto del mondo poi una nuova comicità, più dissacrante e inaspettata. I Blues Brothers, poi, divennero anche dei veri e propri artisti musicali, con brani che rimasero nelle classifiche di vendita per molte settimane. In un contesto come questo, dunque, non sorprende che i personaggi di John Belushi e Dan Aykroyd siano arrivati al cinema, dove sapevano che avrebbero avuto successo, sebbene forse non immaginavano che il film a cui avrebbero preso parte per molti sarebbe diventato una sorta di "religione", un culto da citare a memoria nei decenni a venire.

Quindi, se si dovesse cercare il primo motivo di successo dietro The Blues Brothers bisognerebbe sottolineare come primo aspetto proprio il fatto che i personaggi erano già noti al grande pubblico e c'era una fetta di mercato che era pronta ad accogliere un lungometraggio che parlasse di questi personaggi tanto eccentrici. A fare da corollario ai due protagonisti, inoltre, non bisogna dimenticare la grande importanza della colonna sonora. Difficile, oggi, immaginare la pellicola senza le musiche che l'hanno resa tanto famosa, come ad esempio Everybody needs somebody (to love). La musica, in effetti, ha un ruolo centrale nel film e non bisogna dimenticare che proprio The Blues Brothers ha permesso al pubblico di massa, quello mainstream, di entrare davvero in contatto con la musica jazz e con quella blues, questo anche grazie alla presenza di guest star di spessore come James Brown, Aretha Franklyn e Ray Charles. Attori d'eccezione, questi ultimi, che non sono stati importanti solo per quanto riguarda la musica, ma hanno dato un tocco in più al film, facendo aumentare quel tono grottesco e a tratti surreale che John Landis riesce a inserire sempre nei suoi film.

E forse è proprio qui che si nasconde "l'ingrediente segreto" del successo di The Blues Brothers: lo spettatore si siede in poltrona aspettandosi un film dalla trama tutto sommato lineare, un film musicale sulla redenzione di un rapinatore che compie un arco evolutivo per aiutare la donna che lo ha cresciuto.

Ma quali che siano le aspettative del pubblico, la pellicola va in direzioni inaspettate, rappresentando un continuo colpo di scena che non ha molto a che fare con la trama in sé,ma proprio con lo sviluppo di un mondo narrativo dove drammaticità e comicità coesistono, dove dei nazisti corrono al fianco di cantanti country e dove non c'è mai un vero e proprio punto di riferimento se non i due iconici protagonisti, John Belushi e Dan Aykroyd che, di fatto, sono la proverbiale ciliegina sulla torta.

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