Il (controverso) Babylon arriva in tv: tra Hollywood e gli anni '20, ecco perché rivederlo

Cosa è successo a Hollywood a fine anni '20? Lo racconta il nuovo film di Damien Chazelle che, dopo il flop nelle sale, arriva su Paramount+

Il (controverso) Babylon arriva in tv: tra Hollywood e gli anni '20, ecco perché rivederlo

Da tutti è considerato come l’astro nascente del cinema di oggi. E’ giovanissimo, ha appena 38 anni, e nel corso della sua breve ma fulminante carriera ha diretto alcuni film che sono già storia, come Whiplash, La La Land (che ha fiorato la vittoria agli Oscar come miglior film) e The First Man. Film che hanno convinto critica e pubblico e – alcuni di loro - sono diventati dei veri e propri cult. Damien Chazelle, questo è il suo nome, raggiungere il successo quasi subito, grazie a un talento sconsiderato e a una conoscenza profonda della settima arte, e si impone sia come regista che come sceneggiatore. Ma, a volte, il talento non basta. Bisogna avere anche un po' di fortuna e cavalcare le onde giuste. Infatti, il film di Babylon, arrivato nelle sale nel settembre del 2022, anche se ha fatto molto parlare di sé per quell’immagine di una Hollywood fuori controllo, non ha convinto poi così tanto la critica con incassi poco esaltanti. Ora, proprio il suo ultimo lavoro cerca di trovare il successo mancato grazie al pubblico dello streaming. Dal 21 luglio, in piena estata, Babylon viene inserito nel catalogo italiano di Paramount+, ma questo basterà per salvare le sorti di un film che era già partito sconfitto in partenza?

C’è da dire che Babylon non è un film di poco conto. Anzi, è ricco nei contenuti, ha un cast stellare e temi sono di tutto rispetto, ma a venir meno è la magia. Lì tra le pieghe della storia si torna alle radici del cinema e si racconta (o si cerca di fare) la magia stessa del cinema, ma all’interno della cornice narrativa Babylon non brilla come dovrebbe. Sì, perché da una pellicola che scava a fondo il mito di Hollywood degli ann’20 e quel passaggio dal muto al sonoro, ci si aspettava qualcosa di meno estremo e più coeso. Invece ci si trova di fronte a un film caotico, troppo lungo nel minutaggio e senza un ponderata caratterizzazione dei personaggi. Un vero peccato perché, nonostante tutto, la storia di Babylon altri non è che una satira pungente dell’industria cinematografica che rincorre solo il mero guadagno a discapito di attori e attrici.

Quel mondo del cinema così estremo e così confuso

Siamo a Hollywood e corre l’anno 1926. Durante un party scatenato si incontrano i destini dei tanti personaggi presenti nella storia: dall'aspirante attrice Nellie e il messicano Manny, che lavora come aiutante presso una nota casa di produzione. Dopo la morte per overdose di un'attrice, Nellie – che è interpretata da una bellissima Margot Robbie ora nelle sale con Barbie -, trova finalmente l'occasione di una vita. Manny, invece, che fin da subito s'innamora di Nellie e cerca di proteggerla dal suo stesso stile di vita forsennato, diventa amico di Jack Corran, star in declino. Sullo sfondo c’è la magia del cinema e tutte le problematiche a lui connesse per il passaggio dal muto al sonoro. Incapace di adattarsi alle novità, Nellie si perde in una spirale di autodistruzione. Allo stesso tempo, Jack vede progressivamente sparire il suo nome dai cartelloni. Solo Manny resta a galla, ma presto o tardi anche lui finirà per essere travolto dal destino della nuova Hollywood.

Come nasce la "nuova" Babilonia

Una storia per nulla facile da raccontare, o almeno, è difficile da comprendere per il modo in cui Chazelle si è approcciato. In quasi tre ore di girato ci troviamo di fronte a un racconto cupo e troppo introspettivo in cui le vite di tre attori sono travolte dal cambiamento. Storicamente, per il cinema americano, il passaggio dal muto al sonoro è stato un passo molto importante che è stato vissuto con grande entusiasmo, ma da parte degli attori ha rappresentato un momento di crisi e qui, in Babylon, viene raccontata proprio questa crisi ma l’idea di base, che sulla carta funziona benissimo, non convince nella sua messa in scena. Il regista nonostante si sia documentato e nonostante abbia cercato di dare veridicità alla narrazione, ha finito per girare un film troppo invadente, urlato, estremo, violento in alcune parti che non ha fatto emergere a dovere la nascita della nuova Babilonia e tutto ciò che ne consegue.

Un progetto faraonico che fatica a ingranare

E il cast, che vede Margot Robbie e Brad Pitt in totale stato di grazia, che cercano di muoversi in quel mondo che sta cambiando troppo in fretta, non basta per risolvere i gravi problemi strutturali che - palesemente - affliggano il film. Così estremo ma anche così didascalico che, in quella trama confusa e artefatta, la voce di chi vuole continuare a vivere di cinema e far brillare la propria stella si perde in un’orgia di urla e rumori. Un urlo che resta nell’ombra, non esplode mai, come se tutti fossero consapevoli che non si può tornare indietro e che si è costretti a usare tutte le frecce al proprio arco se si vuole inseguire il progresso. Una parabola attualissima di Babylon, ma troppo ambiziosa per trovare il modo di lasciare il segno. Nonostante il buon incipit, il film cade più volte in contraddizione con se stesso senza mai trovare la retta via. Neanche il finale, così evocativo, riesce nell’impresa.

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Cosa non ha funzionato in Babylon?

Resta un progetto assai attuale, se si legge la storia di Babylon in rapporto con lo sciopero che ha travolto tutto il mondo di Hollywood, ma al tempo stesso, non decolla mai, cercando solo di catturare il pubblico con le sue scene forti e quei personaggi sopra le righe. Non funziona, e non perché non sia un film di poco conto. Anzi, il budget è ben speso e il regista mostra ancora una volta le sue prodezze dietro la macchina la presa. E’ un film che non ha un’anima, e dove nessuno trova la sua redenzione, restando imbrigliati nella loro vita e nei loro stessi problemi senza risolversi. È un film che avrebbe dovuto essere un atto d’amore per il cinema e la sua epoca d’oro, invece mette in scena tutto il lato oscuro del mondo di Hollywood e tutta la sua brutalità senza che nessuno riesca, per davvero, a trovare una giustificazione per la fame di successo.

Incassi disastrosi per un film maestoso

Nei primi quattro giorni di programmazione il film ha incassato solo 5,3 milioni di dollari, sconfitto a mani basse dal sequel di Avatar. È stato la peggior apertura di un film negli Stati Uniti sia per Brad Pitt che per Margot Robbie, tanto da essere considerato un flop.

E le critiche sono state molto discordanti ma, allo stesso tempo, hanno evidenziato come sia stato un film che "o lo si ama o lo si odia". Eppure amare un progetto di questo tipo e con tutti questi difetti, pare che sia un’impresa impossibile.

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