Festival di Venezia, al via con la conferenza stampa d'apertura

Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra, e Damien Chazelle, presidente della Giuria internazionale, si pronunciano sul peso dello sciopero americano sul concorso filmico di quest'anno

Festival di Venezia, al via con la conferenza stampa d'apertura
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Alla conferenza stampa d’apertura dell’80. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, presieduta dal direttore Alberto Barbera, ha presenziato parte della Giuria internazionale che si occupa di assegnare i premi alle opere in Concorso.

Lo statunitense Damien Chazelle, Premio Oscar per “La La Land” (film presentato qua al Lido nel 2016), in qualità di presidente di Giuria, fulmina i presenti con uno sguardo bruno e profondissimo. Accanto a lui siedono anche Jonas Carpignano e Alice Diop che sono, rispettivamente, i presidenti delle giurie Orizzonti e del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”.

Chazelle esordisce rammentando come la sua presenza sia fisica ma il suo cuore sia anche al momento molto difficile che le maestranze del cinema stanno passando oltreoceano. Rammenta ai presenti che siamo al giorno di sciopero numero 101. Le sue aspettative sulla mostra sono quelle di godersela appieno, cosa probabile non partecipando come regista alla gara, e di assorbire con mente aperta verso opere di cui dice di avere solo alcune informazioni. A chi gli chiede se sia tentato di ambientare un film in laguna risponde che ha appena rivisto “Morte a Venezia”, un film cupo che sicuramente si presta a testimoniare come la città sembri quasi non reale. L’atmosfera onirica di un luogo in cui devi prendere una barca per andare al cinema o fare qualunque altra cosa, lo affascina perché con il suo essere a tratti surreale è molto adatta alla celebrazione del cinema.

Alice Diop è qui invece a un anno dalla vittoria del Leone d’argento col suo “Saint Omer” e dice di provare molta gioia e riconoscenza ma anche senso di responsabilità. Il Premio qui ottenuto le ha cambiato la vita, facendola accogliere nel cinema internazionale. Tiene molto al fatto di essere una donna di colore in questo ambiente.

Alberto Barbera, una volta presa la parola, si fregia del fatto che ci siano molte più opere prime tra i film in gara e che il pubblico sia oramai in maggioranza di giovani. Rammenta come questa sia una fase di assestamento per il settore cinematografico, con competitor che giocano su campi diversi. Non cita le piattaforme se non quando gli viene domandato quali saranno i divi sul tappeto rosso, viste le defezioni dovute allo sciopero a Hollywood che "vieta" a coloro che fanno parte del sindacato di partecipare alle promozioni delle pellicole in sala.

Venezia 80

Il direttore artistico risponde che ormai sono escluse con certezza le star e i cast interi di almeno tre film prodotti da colossi dello streaming: mancheranno quindi Emma Stone e il resto degli attori del film “Poor Things” di Yorgos Lanthimos, quelli del film “The Killer” di David Fincher (quindi niente Michael Fassbender e Tilda Swinton), tutti i partecipanti del film “Maestro” di Bradley Cooper (regista compreso) e così il cast di “The wonderful story of Henry Sugar” di Wes Anderson (che invece ci sarà a ritirare il premio Cartier Glory to the Filmmaker).

Barbera ha poi rassicurato che molte pellicole di produzione indipendente, essendo già state vendute e avendo distribuzione assicurata, grazie a una deroga concessa da SAG-AFTRA (sindacato statunitense degli attori cinematografici), possono avere interpreti alla Mostra per sostenere in prima persona i film di cui sono protagonisti. Quindi garantito Adam Driver per il film “Ferrari” (ma non Penelope Cruz, assente per motivi personali). Ci saranno inoltre Jessica Chastain per “Memory”, in cui è diretta da Michel Franco, e il cast di “Priscilla” di Sofia Coppola, così come Caleb Landry Jones, attore principale di “Dogman” di Luc Besson, e infine la bella Lea Léa Seydoux per il dramma fantascientifico “La bête” (aka The Beast)” del regista Bertrand Bonello.

Una cerimonia d’apertura, insomma, in cui si è voluto rassicurare che

l’impatto della defezione americana non è stato poi così grave come temuto in un primo momento, quando fu chiaro di aver perso il film d’apertura indicato come prima scelta, “Challengers” di Luca Guadagnino.

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