Biancaneve ostaggio del woke: nani sostituiti da "creature magiche" di etnie e generi diversi

Il live action del classico d’animazione del 1939 è stato realizzato secondo i diktat dell’ideologia woke: i nani non sono nani, non c’è il principe azzurro e nessuna minoranza verrà dimenticata

Biancaneve ostaggio del woke: nani sostituiti da "creature magiche" di etnie e generi diversi
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L’ideologia woke pervade buona parte del cinema americano, questo purtroppo è un dato di fatto. Negli ultimi anni diversi film sono finiti al centro delle polemiche per assurde accuse di razzismo, omofobia e via discorrendo. Un tritacarne che ha chiamato in causa anche le fiabe dei popolari cartoni animati, a partire da Biancaneve: come dimenticare la patetica discussione sul bacio non consensuale del principe azzurro? Una barzelletta, ma non l’unica. Sì, perché i talebani del “risveglio” potrebbero aver influenzato anche la produzione dell’adattamento live action Disney della fiaba dei fratelli Grimm. Destinazione fiera dell’assurdo.

Il live action di “Biancaneve” vedrà l’attrice di origini colombiane Rachel Zegler come protagonista e Gal Gadot nei panni della matrigna strega, ma la bufera scoppiata sul web non riguarda il cast (anche se non è passata inosservata la scelta di un'interprete latina), ma l’overdose di politicamente corretto legata alle prime immagini del film diffuse dal Daily Mail. La prima novità riguarda i nani, che non sono in realtà nani ma “creature magiche”. Non è tutto: addio personaggi infantilizzati e benvenuta inclusività, con generi diversi e ben sette etnie differenti. Nessuna minoranza esclusa, alla faccia dell’originale.

Disney ha annunciato che le “creature magiche” sostituiranno i sette nani per “evitare di rafforzare gli stereotipi”. Ma che senso ha fare un film su Biancaneve e i sette nani? La major in realtà ha cambiato i piani in corsa, probabilmente per paura di boicottaggi. Nel gennaio del 2022, infatti, è diventato virale il j’accuse dell’attore Peter Dinklage, affetto da una forma di nanismo e noto per “Il Trono di Spade”: “’Biancaneve’ è una fottuta favola arretrata che racconta di sette nani che vivono in una grotta”. Dopo quell'attacco, Disney ha deciso di correre ai ripari, puntando su questo “curioso” mix di generi, etnie e altezze.

Ma andiamo avanti. Atteso nelle sale nel marzo del 2024, il live action di “Biancaneve” vanta un’altra novità significativa che farà storcere il naso a tanti spettatori: l’assenza di un principe azzurro. La motivazione sembra legata a un manifesto femminista: la protagonista svestirà i panni di damigella in pericolo per trasformarsi in un’eroina in grado di determinare da sola il proprio destino. In altri termini, la protagonista diventa leader.

La domanda sorge spontanea: perché chiamare il film “Biancaneve”, se non rispetta neanche mezza pagina della storia originale? Meglio non porre troppi interrogativi: anche se le stupidaggini buoniste sono lapalissiane, l’accusa di razzismo o misoginia è dietro l’angolo.

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