In onda alle 21.24 su Italia 1, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo è il quarto capitolo dedicato alla saga del professore-archeologo interpretato da Harrison Ford e diventato una delle maschere più famose del cinema di Hollywood. Il regno del teschio di cristallo è arrivato al cinema nel 2008, a quasi vent'anni di distanza dal terzo capitolo, L'ultima crociata. I risultati, però, non sono stati quelli che il regista Steven Spielberg si augurava.
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, la trama
L'anno è il 1957 e la tanto temuta Guerra Fredda ha gettato su tutto il mondo civilizzato l'ombra della minaccia di una guerra nucleare, che potrebbe portare alla distruzione di tutta l'umanità. Intanto i sovietici, guidati da Irina Spalko (Cate Blanchett), sono alla ricerca del famoso teschio di cristallo, una reliquia che si pensa essere di provenienza aliena e che potrebbe dare la conoscenza assoluta e poteri sovrumani a chiunque ne entri in possesso. Per riuscire a compiere questa impresa, però, i sovietici hanno bisogno di una guida esperta e la loro scelta ricade sul professore Indiana Jones (Harrison Ford). L'esperto di archeologia viene costretto ad aiutare i russi, nonostante la sua reticenza. Quando finalmente riesce a scappare, però, scopre che la sua vita è cambiata, forse per sempre: l'FBI sospetta che possa essere una spia del "governo rosso", il college ha "congelato" la sua cattedra e suo figlio Mutt (Shia LeBeouf) si ripresenta a casa sua per chiedergli di aiutarlo a trovare sua madre, che è sparita dopo essersi avvicinata a una lettera cifrata. Inizia così una nuova avventura per Indiana Jones, che lo trascinerà fino al Perù, mentre è inseguito dagli agenti del KGB. Ma la vera avventura, forse, è riscoprire il suo ruolo di padre.
Cosa non ha funzionato nel film?
La prima trilogia della saga di Indiana Jones - I predatori dell'arca perduta, Il tempio maledetto e L'ultima crociata - sono diventati dei punti fermi nella storia del cinema, e hanno in qualche modo gettato lo standard per quanto riguarda il cinema d'avventura. Ogni volta che viene realizzato un film con l'archetipo della caccia al tesoro, tutti i cineasti guardano alla saga nata da un soggetto di George Lucas per comprendere al meglio le regole del genere. Il successo di questa prima trilogia si può evincere anche andando sul sitoRotten Tomatoes, il più noto aggregatore di recensioni che offre una diapositiva precisa del gradimento di critici e pubblico riguardo un dato lungometraggio. Ad esempio, I predatori dell'arca perduta ha un gradimento del 93% dalla critica e 96% dal pubblico. Il tempio maledetto, invece, ha un punteggio di 77% da parte della critica di settore e dell'82% da parte del pubblico. Anche Indiana Jones e l'ultima crociata è stato in grado di irretire i giornalisti (con un gradimento all'84%) e il pubblico (con un punteggio del 94%). Quando, però, si arriva a Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo il voto del pubblico cala a picco, fermandosi a un solo 53%. A cosa si deve questo fallimento? L'errore principale del film è stato quello di voler giocare esclusivamente sul sentimento di nostalgia, senza avere niente da raccontare. È come se la produzione avesse la certezza che il pubblico dovesse amare questo quarto capitolo solo perché c'era Indiana Jones al centro del racconto e Indiana Jones, in passato, aveva sempre avuto successo. Per questo intorno al protagonista è stata costruita una narrazione molto debole, a tratti contraddittoria, che non ha avuto la forza di coinvolgere il pubblico, ma lo ha lasciato annoiato in poltrona a vivere una sensazione di déjà-vu. Questo ha fatto sì, come riporta anche ScreenRant, che il pubblico si rivoltasse contro George Lucas, accusandolo di aver voluto spingere a ogni costo la sua storia, portando Indiana Jones alla ricerca di uno strano oggetto di provenienza aliena che in qualche modo rendeva poco credibile l'intera operazione e soprattutto tradiva lo spirito più "archeologico" della saga cinematografica. Lucas, nel 2008, era già stato accusato dai fan di Star Wars di aver rovinato la saga con la realizzazione di prequel che non avevano altro scopo se non quello di incassare, senza soffermarsi a raccontare storie valide. Con Indiana Jones 4 il problema era più o meno lo stesso. Inoltre, essendo arrivato al cinema dopo circa vent'anni dal terzo capitolo, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo aveva due compiti: da una parte offrire una chiusura alla saga, dall'altra avvicinare anche nuove fasce di pubblico, magari inserendo un nuovo eroe. Proprio a questo proposito ha parlato Shia LeBoeuf durante la promozione del film, in cui non si è preoccupato di nascondere il suo scontento. In un'intervista riportata dal sito dell'Internet Movie Data Base, l'attore ha detto: "Mi sento come se avessi distrutto l'eredità che la gente amava e apprezzava [...] E puoi dare la colpa allo sceneggiatore, e puoi dare la colpa a Steven Spielberg. Ma il lavoro dell'attore è prendere tutto questo e farlo vivere e farlo funzionare e io non ci sono riuscito. Perciò è colpa mia." Shia LeBeouf criticò talmente tanto il film durante la promozione con la stampa che non solo rovinò il suo rapporto con Spielberg e Ford, ma venne licenziato dal franchise di Indiana Jones, tanto che nel film Il quadrante del destino il personaggio di Mutt non appare e viene fatto sapere al pubblico che il ragazzo è morto. Tuttavia anche la presidente della Lucas Film Kathleen Kennedy riconobbe che il film aveva dei problemi alla base, a causa di una storia che non era molto credibile.
Per quanto riguarda il dare una conclusione alla saga, Il regno del teschio di cristallo ha fallito anche in quel frangente e a riconoscerlo è stato lo stesso Harrison Ford che, in un'intervista riportata da Coming Soon, ha spiegato che Il regno del teschio di cristallo "si è concluso con un sorta di sospensione" e che il film non aveva quella "chiusura che invece il franchise meritava".
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