Tratto dall'omonimo e bellissimo romanzo di Richard Matheson e disponibile questa sera alle 21.19 su Italia 1, Io sono leggenda è un lungometraggio che sotto il suo genere di appartenenza (horror distopico) permettere agli spettatori di guardare in faccia le tante contraddizioni della società moderna. Inoltre il film ha conosciuto una nuova "fama" durante l'esplosione della pandemia di Covid-19, che aveva molti tratti in comune con quello che accade nel lungometraggio diretto da Francis Lawrence.
Io sono leggenda, ecco la trama
A un primo sguardo, Robert Neville (Will Smith) sembra un uomo normale, con una vita normale. Ma non c'è più niente di normale nella Terra post-apocalittica di questo 2012 cinematografico. New York è una città spettrale, silenziosa, arida e fredda, in cui la natura è avanzata reclamando di nuovo il suo primato. Robert non è altro che l'unico superstite di una terribile pandemia che ha distrutto gran parte dell'umanità e che lo ha reso forse l'uomo più solo del pianeta. Mentre il suo cane Sam cammina al suo fianco, Robert cerca giorno dopo giorno di mettersi in contatto con qualcuno, ma le sue richieste rimangono inascoltare. Tuttavia l'uomo non è mai davvero solo nella città che non dorme mai. Quando il sole cala oltre la linea dell'orizzonte, infatti, dagli angoli bui della metropoli emergono creature che non sono umane, ma che si nutrono di sangue. Superstite di una calamità apocalittica, Robert ora deve anche cercare di sopravvivere ai vampiri che vogliono ucciderlo.
Lo strano appuntamento di Will Smith
Io sono leggenda è un film fatto di silenzi e attese, una pellicola che gioca proprio sulla tensione sotterranea che attanaglia lo spettatore quando si rende conto che Robert è solo, senza esserlo davvero. Da questo punto di vista, il lungometraggio di Francis Lawrence gioca su due livelli. Da una parte il film gioca sugli stereotipi del cinema horror, facendo leva sulla tradizione delle storie legate alla figura del vampiro, che qui ha una natura quasi scientifica. La solitudine di Robert, dunque, è fittizia, perché egli non è l'unica creatura vivente a New York: ma la consapevolezza di questo Altro che vive nell'ombra, si nasconde nella notte e diventa letale, porta il protagonista ad anelare quella stessa solitudine da cui rifugge. Dall'altra, però. il film offre una visione alquanto dettagliata di quello che succede quando un essere umano si trova a vivere completamente isolato dai suoi simili. Robert è un uomo che, pur mantenendo sempre alta l'attenzione per via di quello che lo attende nell'ombra, è comunque a un passo da un crollo nervoso. Lo spettatore lo vede salutare i manichini, parlare con loro come se fossero delle persone reale, degli amici che stanno vivendo una vita normale. Ma Robert si trova a vivere in un mondo dove il 90% della popolazione ha perso la vita a causa di un'epidemia e l'unica cosa che lui può fare è andare avanti, nella speranza che, da qualche parte, ci sia una qualche via di fuga da questo incubo. E, per Robert, questa piccola via di fuga è rappresentata dal suo cane, Sam. Pur prendendosi non poche libertà rispetto al materiale originale inserito nel libro di Matheson, il rapporto tra Robert e il suo cane rimane comunque uno snodo narrativo importantissimo. In un certo senso è proprio Sam che permette a Robert di mantenere la sua umanità, di rimanere ancorato a una parvenza di quotidianità. Finché Sam gli cammina al fianco, Robert sa di non essere perduto, sa di non essere dannato. Proprio perché il rapporto tra il protagonista e la sua fedele compagna a quattro zampe era tanto importante a livello narrativo, Will Smith si è impegnato al massimo affinché questo legame risaltasse agli occhi degli spettatori. Per questo motivo, stando a quanto si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, l'attore accettò di avere un vero e proprio appuntamento con la sua co-star canina, il cui vero nome era Abbey. Lo scopo era quello di imparare a conoscere meglio il cane, di creare una routine che desse un'aria di autenticità al rapporto sul grande schermo. Il risultato, come riporta anche Deadline, fu ottimo perché proprio grazie a questi appuntamenti Will Smith ebbe la sensazione che il cane "parlasse inglese, come se davvero potesse comprenderti. È una cosa stranissima.
" Dopo gli appuntamenti, inoltre, l'amore tra Will Smith e Abbey esplose in modo così naturale che l'attore cercò di adottare il pastore tedesco e portarlo a casa con sé. Il suo vero padrone, nonché addestratore, secondo IMDB, non riuscì tuttavia ad accettare l'idea di doversi separare dal suo cane e Will Smith, alla fine, comprese e si arrese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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