"The Marvels" tra sorellanza e gattini. Perché è mero divertissement

Durata contenuta, siparietti divertenti e ottime scene d'azione; intrattenimento elementare che pesca personaggi da serie tv che non tutti hanno visto

"The Marvels" tra sorellanza e gattini. Perché è mero divertissement
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The Marvels di Nia DaCosta è il tentativo di sopravvivenza, più che di rilancio, di un universo cinematografico in crisi, il cosiddetto Marvel Cinematic Univers, un colosso fino a qualche tempo fa, che ora deve fare i conti con una perdita di appeal e di incassi e con un fandom giustamente sempre più critico.

La formula alla base di questo tipo di titoli del resto è logora e ha perso in freschezza dopo l’uso ripetitivo che se ne è fatto. Prova ne è che “The Marvels” sia poco più che il confluire di vicende appartenenti a varie serie televisive del suddetto universo: “Ms. Marvel”, “Secret Invasion” e “WandaVision”. Per chi non le avesse viste, nessun problema. Per non trovarsi spiazzati dinanzi alla trama di “The Marvels” basterà prestare attenzione al suo incipit in cui vengono riassunte le identità dei personaggi, le loro origini e i loro rapporti pregressi. Sì perché il titolo del film fa riferimento a tre protagoniste femminili che si ritrovano a formare un team per “un bene superiore”. Si tratta di giovani donne complementari tra loro sia in termini di poteri che di approccio emotivo alla vita: Carol Danvers alias Captain Marvel (una seriosa Brie Larson), Monica Rambeau (Teyonah Parris) e Kamala Khan alias Ms. Marvel (Iman Vellani). Insieme si trovano a fronteggiare Dar-Benn (Zawe Ashton), una guerriera Kree che vuole salvare il suo popolo dall’estinzione e quindi manipola i punti di salto cosmico per rubare risorse da altri pianeti. A fare da contorno, ci sono figure come Nick Fury (Samuel L. Jackson) e la famiglia di Kamala.

La trama di “The Marvels” appare flebile eppure allo stesso tempo ingarbugliata da “spiegoni” poco comprensibili, infarciti dei soliti riferimenti alla rottura dello spaziotempo, al multiverso e alla fisica quantistica. Avvenimenti repentini e costruzione confusionaria tendono a soffocare la narrazione. Una fortuna che si tratti del film più corto di tutto l’MCU (la durata è di solo 1 ora e 45 minuti), perché la compatta snellezza giova alla visione.

L’alchimia tra le protagoniste c’è, così come la cura sul piano tecnico, ma in sostanza siamo di fronte a siparietti e sequenze d’azione a montaggio alternato; si sente l’assenza di un contrappeso drammatico.

Iman Vellani si mangia la scena nei panni della fangirl Kamala e si carica sulle spalle un film che per stile e registro appare come il diretto proseguimento di “Ms. Marvel” anziché come un vero e proprio sequel di “Captain Marvel”.

Quanto al villain, Dar-Benn costituisce il classico antagonista convinto di essere nel giusto e avrebbe forse meritato più respiro.

Il ritmo invidiabile, l’uso sfrenato di presenze feline (in primis del gatto alieno Goose) e una parentesi nel secondo atto che pare un musical

disneyano, rendono il film godibile, divertente e inaspettato in alcuni punti.

Di imperdibile c’è poco ma la scena in mezzo ai titoli di coda, in cui si accenna al prossimo passo del Marvel Cinematic Universe, è senz’altro gustosa.

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