Dopo il grande successo ottenuto con “I migliori giorni”, Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo sono pronti a presentare al pubblico il secondo atto del dittico, ossia "I peggiori giorni": appuntamento in sala dal 14 agosto con Vision Distribution. Bruno e l’attrice Sara Baccarini saranno protagonisti questa sera, alle 21.30, alla kermesse “Un fiume di Cinema – Incontri lungo il Tevere”: per l’occasione, il regista ha presentato il suo nuovo film – ma non solo – ai microfoni de IlGiornale.it.
Com’è nata l’idea di questo nuovo film?
"È un progetto iniziato contemporaneamente: sono due film scritti, ideati e girati contemporaneamente. 'I migliori giorni' è uscito il primo gennaio ed è stato un successo al botteghino, e anche su Netflix e su Sky. Poi abbiamo sposato la proposta del Ministero per un'uscita estiva per incrementare le entrate di arene e sale di tutta Italia".
C'è il timore di non riuscire a ripetere lo straordinario successo del primo capitolo?
"Mediamente un sequel incassa il 30-50 per cento in meno. Sapevamo di andare incontro a un incasso minore, ma adesso i film vanno valutati anche pensando all'uscita su piattaforma. Non c'è più l'uscita che dura una settimana, ora c'è l'uscita che dura cinque-sei mesi con vari riscontri".
Con Edoardo Leo c’è grande sintonia, siete amici da 30 anni: cosa vi unisce?
"Abbiamo un po' la stessa chiave di lettura sulla commedia all'italiana. Siamo cresciuti amando visceralmente Scola, Monicelli, Dino Risi e in qualche modo ci siamo formati vedendo questo grande cinema italiano. Abbiamo seguito un percorso legato a questo genere di cinema, io in maniera un po' più votata alla comicità e Edoardo un po' più votata all'introspezione. Ora abbiamo unito le forze per un progetto con una parte di comicità e una parte di introspezione".
Avete optato per un film a episodi...
"Perchè avevamo voglia di collaborare e abbiamo trovato questa forma per farlo. Fare un film a quattro mani era complicato, mentre gestendo ognuno i propri episodi si poteva stabilire insieme la direzione per poi andare su binari separati".
Che rapporto ha con il politicamente corretto? Non so se ha visto l’ultima trovata della Disney per Biancaneve…
"Io sono un uomo adulto ormai, ho capito un po’ che va il mondo. Chissà quante cose ci sono arrivate modificate dal pensiero socio-politico e culturale del tempo. Chissà cosa era prima la Bibbia e chissà come erano i libri di storia nel 1798. Speriamo non ci sia uno sfruttamento da parte delle ‘forze del male’ di questa visione della storia. Perché qualcuno potrebbe anche scrivere che Benito Mussolini era un benefattore e non l’infamia dell’Italia del secolo scorso".
Ma è una semplice moda passeggera o c’è da preoccuparsi?
“La commedia un po’ ci rimette, ma va fatta una riflessione sui nostri ragazzi. Io credo che sia opportuno insegnare il rispetto per alcune cose. Sul porre una visione del mondo in cui siamo tutti uguali serve invece una riflessione forte. Ma credo che questa tendenza non sia mossa da un benefattore dell’umanità, ma da una persona che ha capito che un 15% di pubblico nero ha piacere di vedere quello, poi il 30% degli omosessuali, il 25% di arabi e così via. Non esistono benefattori, altrimenti avrebbero già fatto qualcosa per la plastica. Semplicemente c’è qualcuno che si è fatto i suoi calcoli e ha capito che c’è un guadagno. Credo che a un afroamericano faccia piacere vedere ‘Lupin’ di colore e Netflix lo ha capito, è un po’ tutto così“.
Tra autunno e inverno uscirà la serie “Non ci resta che il crimine”, il tuo debutto nella serialità: sarà il sequel in 6 episodi della saga sui viaggi nel tempo iniziata con “Non ci resta che il crimine” e proseguita con “Ritorno al crimine” e “C’era una volta il crimine”.
"Il canto del cigno di un progetto che mi ha accompagnato in questi anni. Abbiamo fatto queste sei puntate con Sky, sarà una serie molto particolare e molto divertente e racconterà l’Italia di cinquanta anni fa".
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